Entries tagged with 'repressione'

11/11 Torino occupato il consolato spagnolo in solidarietà con Lander e Aingeru

  • Novembre 12, 2013 01:31

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http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/9643-torino-presidio-al-consolato-spagnolo-lander-libero

http://www.askapena.org/eu/content/denuncia-del-jucio-contra-lander-y-aingeru-en-madrid-torino-y-n%C3%A1poles

Libertà per i prigionieri e le prigioniere politiche basche!
Lander e Aingeru liberi!

TUTTI LIBERE!

OCCUPATA SEDE ITALIANA DELLA EFE (AGENZIA STAMPA SPAGNOLA)

  • Novembre 7, 2013 12:10

COMUNICATO STAMPA

Oggetto: COMITATO “UN CASO BASCO A ROMA” OCCUPA SEDE ITALIANA DELLA EFE (AGENZIA STAMPA SPAGNOLA). “11 NOVEMBRE: PROCESSO PER LANDER, CI SAREMO ANCHE DALL’ITALIA SOTTO L’AUDINECIA NACIONAL DI MADRID”.

20131107_120450Questa mattina un nutrito gruppo di militanti del Comitato “Un caso basco a Roma” ha occupato la sede dell’agenzia stampa spagnola EFE, in Piazza Navona 106. Un’azione che ha puntato l’indice contro la principale agenzia stampa al soldo del governo di Madrid, sempre pronta a criminalizzare la lotta per l’autonomia dei militanti baschi e soprattutto schiacciata in maniera acritica sulla ragion di Stato del governo spagnolo, nonostante le torture e le leggi speciali che – come ha recentemente ricordato la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo – sono in aperta contraddizione con la “condotta democratica” che si dice di applicare in Euskal Herrira.
L’azione di stamattina rappresenta un modo per rompere il silenzio e l’ipocrisia intorno al noto caso di Lander Fernandez Arrinda, che il prossimo 11 novembre si troverà davanti i giudici dell’Audiencia Nacional di Madrid (insieme al coimputato Aingeru, al quale fu estorta sotto tortura la dichiarazione con cui fu poi costruita l’accusa a Lander), chiamati ad emettere la sentenza finale su una montatura politica che rischia ancora di privare Lander della sua libertà.
20131107_120522Già da tempo, infatti, Lander si trova in arresto con l’accusa, infondata, di essere un etarra e soprattutto di aver danneggiato un autobus a seguito di un corteo di oltre 10 anni fa. Prima arrestato in Italia, nel giugno 2012, è poi costretto ai domiciliari per 10 mesi; poi, lo scorso 27 aprile, estradato e detenuto nel carcere di Estremera, appena fuori Madrid.
Il contributo dei suoi compagni e delle sue compagne, oltre al sostegno di chi da più di un anno si è prodigato per fare chiarezza sul suo caso, hanno dato vita all’azione odierna: che si torni a parlare del Paese Basco e di Lander, che si distenda nuovamente la fitta rete di solidarietà che ha dato vita alla campagna per la sua liberazione.

Oggi più che mai, parlare dei Paesi Baschi vuol dire parlare di noi.

Per info:
http://uncasobascoaroma.noblogs.org/
https://www.facebook.com/uncasobasco.aroma
Twitter: @landerlibero
email uncasobasco@autistici.org

 

RASSEGNA STAMPA

La notizia è uscita in rete su diversi siti,
-italiani:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/9582-roma-occupata-sede-agenzia-stampa-spagnola

http://www.dinamopress.it/news/lander-libero-occupata-sede-dellagenzia-di-stampa-spagnola-efe

http://www.contropiano.org/archivio-news/documenti/item/20163-lander-libero-occupata-a-roma-l-agenzia-di-stampa-spagnola

http://www.romatoday.it/cronaca/caso-lander-blitz-attivisti-sede-agenzia-stampa-efe-piazza-navona.html

http://webpedia.altervista.org/post/701892/

-baschi:

http://www.askapena.org/it/content/ocupan-la-sede-de-la-agencia-efe-en-roma-en-solidaridad-con-lander-fern%C3%A1ndez

http://www.naiz.info/eu/actualidad/noticia/20131107/solidarios-italianos-ocupan-la-sede-de-efe-en-roma-en-apoyo-a-lander-fernandez

http://www.berria.info/albisteak/85552/fernandez_arrindaren_aldeko_elkartasun_taldea_efe_ren_erromako_egoitzan_sartu_da.htm

-spagnoli:

http://www.elcorreo.com/vizcaya/20131107/mas-actualidad/mundo/radicales-italianos-apoyan-eta-201311071440.html

http://www.elconfidencial.com/ultima-hora-en-vivo/2013-11-07/un-grupo-proetarra-irrumpe-en-la-sede-de-la-agencia-efe-en-roma_90317/

http://www.republica.com/2013/11/07/radicales-italianos-irrumpen-en-la-sede-de-efe-en-roma-en-apoyo-a-un-preso-etarra_723897/

http://www.elmundo.es/espana/2013/11/07/527b8d7163fd3dbd2b8b4583.html

http://www.abc.es/espana/20131107/abci-radicales-italianos-201311071425.html

http://www.diariosigloxxi.com/texto-s/mostrar/95815/eta-identificado-uno-de-los-asaltantes-de-la-sede-de-efe-en-roma

http://ecoteuve.eleconomista.es/ecoteuve/prensa/noticias/5291758/11/13/Un-grupo-proetarra-irrumpe-en-la-sede-de-la-agencia-Efe-en-Roma.html

http://www.intereconomia.com/noticias-gaceta/politica/radicales-proetarras-italianos-irrumpen-sede-efe-roma-20131107

 

Il lancio dell’ Agenzia Nazionale Stampa Associata (ANSA)

SPAGNA: MILITANTE BASCO ESTRADATO, BLITZ IN SEDE EFE A ROMA

(ANSA) – ROMA, 7 NOV – Un gruppo di militanti del sedicente Comitato ‘Un caso basco a Romà ha compiuto un blitz stamani nella sede dell’agenzia di stampa spagnola Efe in piazza Navona per protesta contro il processo in Spagna a un presunto membro dell’Eta estradato dall’Italia. Pretendevano la pubblicazione di una notizia sul caso, rifiutata dai giornalisti, secondo quanto riferito. Ci sono stati momenti di tensione prima che i militanti si allontanassero. I giornalisti denunciano di essere stati aggrediti. (ANSA).

(ANSA) – ROMA, 7 NOV – Sul posto è intervenuta una pattuglia della polizia, chiamata dalla Efe e arrivata quando i militanti si erano già allontanati. Gli agenti stanno raccogliendo le testimonianze del personale dell’agenzia. «L’azione di stamattina rappresenta un modo per rompere il silenzio e l’ipocrisia intorno al noto caso di Lander Fernandez Arrinda – si legge in un comunicato del sedicente Comitato ‘Un caso basco a Romà -, che il prossimo 11 novembre si troverà davanti i giudici dell’Audiencia Nacional di Madrid (insieme al coimputato Aingeru, al quale fu estorta sotto tortura la dichiarazione con cui fu poi costruita l’accusa a Lander), chiamati ad emettere la sentenza finale su una montatura politica che rischia ancora di privare Lander della sua libertà». «Già da tempo, infatti, Lander si trova in arresto con l’accusa, infondata, di essere un etarra e soprattutto di aver danneggiato un autobus a seguito di un corteo di oltre 10 anni fa – prosegue la nota -. Prima arrestato in Italia, nel giugno 2012, è poi costretto ai domiciliari per 10 mesi; poi, lo scorso 27 aprile, estradato e detenuto nel carcere di Estremera, appena fuori Madrid». (ANSA).

 

 

11 novembre -NAPOLI- Iniziativa per Lander e Aingeru!

  • Novembre 7, 2013 09:24

:::ORE 16:30 – palazzo CORIGLIANO:::
AULA OCCUPATA VITTORIO ARRIGONI

PROIEZIONE di due interviste del DOCUMENTARIO
“Barrura begiratzeko leihoak / Finestre all’interno”.
(di Josu Martinez, Txaber Larreategi, Mireia Gabilondo, Enara Goikoetxea, Eneko Olasagasti, 2012)
frutto del lavoro di 5 diversi registi che hanno raccontato, con testimonianze, parole ed immagini, 5 storie diverse di prigionier* politic* basch*.
:::A SEGUIRE APERITIVO:::
napoli

Lunedì 11, a Madrid, avrà luogo l’ennesimo sopruso ai danni di Lander Fernandez e Aingeru Cardano che saranno processati dai giudici dell’Audiencia Nacional, a conclusione di una lunga vicenda fatta di ingiustizia e torture.
Per loro, da molto tempo, è in corso una campagna di solidarietà che coinvolge persone di tutto il mondo e anche noi da Napoli, ancora una volta, ci teniamo a dare spazio e voce a questa vicenda, paradigma di un’Europa tutt’altro che “democratica” e “pacifista”, un’Europa che reprime con qualunque mezzo il dissenso e il diritto all’autodeterminazione di un popolo intero.
Ma di cosa si tratta?
Il 13 giugno 2012 Lander è stato arrestato a Roma e portato nel carcere di Regina Coeli, dove viene obbligato a giorni di completo isolamento giudiziario, al digiuno, al divieto di poter usufruire dell’ora d’aria. Un vero e proprio sequestro di persona da parte dello Stato Italiano sotto le pressioni dello Stato spagnolo che poi si convertirà in mesi di domiciliari fino alla sua estradizione.
L’accusa su cui si basa il processo dell’11 è quella di “terrorismo” (per il presunto danneggiamento di autobus durante un corteo nel 2002) e si basa su una finta testimonianza estorta sotto tortura (come testimoniato da Theo Van Boven, Relatore speciale dell’Onu in un rapporto sullo Stato spagnolo). Sappiamo bene, inoltre, quanto lo Stato spagnolo utilizzi quest’accusa da sempre per etichettare chiunque si impegni in tutte quelle lotte che anche qui in Italia ci coinvolgono in prima persona. Lotte ambientali, studentesche, sindacali, lotte contro l’ingiustizia di questo mondo. Accuse che, ancora oggi, a distanza di anni dalla deposizione delle armi da parte di ETA-a cui vengono arbitrariamente associate tutte le persone impegnate nelle lotte di cui sopra e non solo- tengono rinchiusi nelle galere spagnole e francesi tantissime persone, costrette a feroci regimi carcerari, fatti di violenze sessuali, torture, pressione psicologica, intenzionale “dispersione carceraria” che allontana quanto più possibile i detenuti dalle proprie famiglie.

La lotta del popolo basco è la nostra stessa lotta e fino a quando Lander, Aingeru e tutti i prigionieri politici non saranno liberi, anche noi ci sentiremo in catene.

E’ per questo che l’11 novembre a palazzo Corigliano, proietteremo parti del documentario “Finestre all’interno” fatto di interviste a prigionieri e ai loro familiari, per diffondere quanto più possibile le loro storie, fatte sì di soprusi subiti, ma anche della loro umanità e forza per continuare a lottare!

Lander e Aingeru liberi!
Libertà per tutti i prigionieri  e le prigioniere politiche!

http://caunapoli.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1360:napoli-lander-euskal-herria-novembre&catid=43:iniziative&Itemid=89

 

18 novembre processo per i “TARTAZZI” contro il T.A.V

  • Novembre 6, 2013 15:34

da http://tavtazo.org/

MANIFESTO DI SOLIDARIETÀ CON LE QUATTRO PERSONE SOTTO PROCESSO PER I “TARTAZZI” CONTRO LA TAV A YOLANDA BARCINA

L’Audienzia Nazionale fissa il processo per il 18 novembre, con richieste da 5 a 9 anni di carcere

tavtazoIl 27 ottobre 2011, tre persone “intartarono” la presidentessa della Navarra, Yolanda Barcina, durante una sessione plenaria della Comunità di lavoro dei Pirenei, nella cittá di Tolosa. Per alcuni secondi, la faccia di Barcina rimase coperta di dolce meringa. L’obiettivo di questa azione di protesta, realizzata dal movimento di disobbedienza TAV Mugitu!, era denunciare Barcina come la principale responsabile, tra le persone presenti alla riunione, dell’imposizione del Treno ad Alta Velocità in Euskal Herria (Paesi Baschi), imposizione che fin dal principio ha suscitato un’ampia opposizione. A Tolosa, l’azione non provocó detenzioni né identificazioni, mentre le guardie di sicurezza si limitarono a espellere i “lanciatori di torta” dalla sala. Tornati in Navarra, sin embargo, gli autori dei “tartazzi” furono arrestati dalla Polizia Forale e imputati per un supposto delitto di “attentato all’autorità” nell’Audienzia Nazionale española, tribunale d’eccezione que si è arrogato il diritto di processarli. In un secondo momento, inoltre, durante la conferenza stampa realizzata il giorno successivo in Iruñea (Pamplona) per spiegare le ragioni dell’azione, anche una quarta persona venne messa sotto processo con lo stesso capo d’accusa. Attualmente, l’Audienzia Nazionale ha fissato per il prossimo 18 novembre la celebrazione del processo, con richieste dai 5 ai 9 anni di carcere.

Il Treno ad Alta Velocità è un progetto ecologicamente devastante ed economicamente disastroso. Gran sperperatrice d’energia, distruttrice dell’ambiente, rumorosa, la TAV aumenta la centralizzazione del territorio nelle grandi metropoli a detrimento dei piccoli paesi e delle città di mezze dimensioni, promuove l’ipermobilità ed è elitista: la maggior parte delle persone lo utilizza molto poco, o non lo usa affatto, e solo una residua minoranza vi ricorre con una certa frequenza. Le grandi opere come la TAV, inoltre, suppongono un grande sperpero di denaro pubblico e sono una delle cause dei grandi tagli al welfare che stiamo soffrendo. Oltre a tutto questo, la classe dirigente, negli ultimi venticinque anni, ha consapevolmente occultato il costo sociale, economico ed ecologico del progetto, ha mentito sulle sue supposte virtú ed ha insultato, quando non criminalizzato, l’opposizione alla TAV lí dove questa si è manifestata, mentre in molti casi si arricchiva in modo fraudolento, como dimostrano le carte di Bárcenas. Yolanda Barcina rappresenta perfettamente questo atteggiamento di prepotenza e inganno permanente.

Per questi motivi, consideriamo che azioni popolari come l”intartamento” di dirigenti, che, come Yolanda Barcina, sono responsabili di aver imposto la TAV occultando i suoi effetti nocivi e di aver mentito sul suo vero impatto economico e sociale, sono perfettamente legittime e comprensibili como una giusta forma di protesta contra la TAV. In cambio, denunciamo che la gravitá e l’assoluta sproporzione delle pene da 5 a 9 anni di prigione richieste per queste quattro persone non hanno paragone in nessun paese occidentale, dato che azioni simili di lanciamento di torte alle autoritá sono considerate infrazioni minori e praticamente senza conseguenze legali. Tutto questo rappresenta una vergognosa contraddizione con la “magnanimità” che la Giustizia mostra con politici bugiardi e corrotti, che vengono quasi sempre assolti. Per tutto questo, esigiamo la paralizzazione dei lavori della TAV e l’archiviazione del processo incoato nell’Audienzia Nazionale contro queste quattro persone che addolcirono la faccia di Barcina. Oltretutto, questa è una questione che, in caso essere messa sotto processo, avrebbe dovuto esserlo a Tolosa, luogo dei fatti. Possiamo affermare senza ombra di dubbio che questo processo riunisce tutti gli elementi propri dell”ingiustizia penale”, tra cui l’uso di tribunali d’eccezione come l’Audienzia Nazionale per reprimere la dissidenza sociale e l’applicazione di codici penali sempre più repressivi per criminalizzare la disobbedienza civile. Vogliamo che la fine di questo processo si converta in una presa di coscienza del carattere innecessario e dannoso della TAV e di altre infrastrutture ugualmente megalomane e distruttive.

No al Treno ad Alta Velocità

Fine del processo contro i quattro lanciatori di torte

La disobbedienza non è un delitto

Diffusione del manifesto:

Vi chiediamo di diffondere questo manifesto di solidarietà nel vostro ambiente e di comunicare il vostro appoggio all’indirizzo mugituaht@gmail.com, indicando il nome dell’associazione o della persona.

16 novembre:

Manifestazione contro la TAV e in appoggio ai lanciatori di torte a Iruñea (Pamplona).

 18 novembre:

Processo e concentrazione all’Audienzia Nazionale (sala San Fernando de Henares, Madrid).

 Appoggio economico:

3035.0068.08.0680058591 (Laboral Kutxa)

 Campagna di solidarietà:

Chiamiamo la popolazione a partecipare alla campagna di sostegno nel modo che consideri più opportuno: partecipando alle dinamiche proposte; scrivendo ai mass media; organizzando conferenze con i “lanciatori di torte”: promuovendo iniziative d’appoggio economico (concerti, sorteggi…); aderendo individualmente o collettivamente al manifesto di solidarietà; appoggiando economicamente; ecc.

www.tavtazo.org

http://mugitu.blogspot.com

video di solidarietà ai TavTazos
https://www.youtube.com/watch?v=kMlxsnt5Fg4#t=184

iniziativa in Val di Susa con attivist* del movimento No Tav Basco e EHL Torino
http://www.notav.info/agenda/dalla-valsusa-ai-paesi-baschi-fermarlo-si-puo/

AMNISTIA E LIBERTA’ IN EUSKAL HERRIA _HAMAIKA HERRI BORROKA BAKARRA -TANTI POPOLI UN’ UNICA LOTTA_

  • Novembre 5, 2013 12:35

 

La solidarietà fa andata e ritornoWP_20131105_008

 

Parlare di Paesi Baschi vuol dire parlare di noi. Questo è vero da
sempre e appare ancora di più con il passare degli eventi e delle fasi
politiche. Il paese negato si trova al centro di quella Europa dove la
dittatura della finanza impone controllo e crisi senza risparmiare
nessuno. In particolare i baschi devono subire le politiche di attacco
ai diritti sociali e nazionali da parte di due governi, spagnolo e
francese. Anomalia che si aggiunge al fatto che questi stati e le loro
forze di polizia occupano e militarizzano gran parte del territorio in
questione. La richiesta di autodeterminazione è un’urgenza
democratica, che non solo affonda le proprie radici in una diversità
culturale e politica storica, ma che oggi appare anche come l’unica
possibile uscita dalla crisi, attraverso la costruzione di un modello
sociale e politico altro, di ispirazione socialista che nel contesto
basco ha da tempo creato le condizioni strutturali e di massa per
concretizzarsi.

L’attualità del Paese basco è data anche dal fervente dibattito che
lì si sta sviluppando circa la fase politica in corso. Abbandonata la
lotta armata, il movimento indipendentista basco sta ridefinendo
l’assetto interno di una composizione complessa ed unica nel quadro
della sinistra europea. Fanno parte del movimento in modo organico
l’organizzazione giovanile Ernai, il sindacato di classe LAB e un
partito politico come SORTU. A questi si devono aggiungere le
associazioni di massa, le occupazioni,i collettivi contro lo
sfruttamente del territorio, i movimenti sociali, collettivi e
associazioni culturali per la difesa della lingua e della cultura
basca, le organizzazioni che si occupano di internazionalismo e dei
pres@s politici, e i pres@s stessi, organizzati in collettivo
politico,l’ EPPK, che vuole partecipare attivamente alla vita politica
e sociale di Euskal Herria.

La solidarietà con i Paesi Baschi si alimenta e si rinnova nella
connessione delle lotte di oggi. Una discussione sulla repressione o la
militarizzazione dei territori, ovunque si faccia, deve tenere in
considerazione anche quello che accade quotidianamente nei Paesi
Baschi. I comitati contro il TAV che si sono determinati in Val di Susa
e in Euskal Herria si conoscono, si parlano, si scambiano conoscenza,
strumenti ed esperienze di lotta, perché più intensi e simili tra loro
di quelli sviluppati altrove contro l’alta velocità. Il dibattito che
sta nascendo sulla tortura e sull’amnistia nel contesto italiano, può
attingere dalla triste esperienza fatta dai movimenti baschi in questi
lunghi decenni.

Insomma parlare di Paesi Baschi vuol dire parlare di noi.

Ad ottobre si è scatenata la macchina repressiva dello Stato spagnolo,
senza che questo rappresenti una novità con il passato, nonostante il
nuovo scenario di superamento della lotta armata iniziato ormai da ben
due anni. Sono stati arrestati 18 compagn@ di Herrira,
l’organizzazione basca che lotta per i diritti e la liberazione dei
pres@s politici, con l’accusa di sostegno alla lotta armata. In
particolare gli viene contestato l’organizzazione di ONGI ETORRI, atti
politici di benvenuto che si celebrano in occasione della scarcerazione
deidelle prigionier@. Sono stati rilasciati una settimana dopo in
libertà condizionale in attesa del processo. La notte di domenica 13
ottobre dopo un intervento violento e diverse cariche è stato rotto il
muro del popolo (HERRI HARRESIA) a Iruna. La città si era stretta,
infatti, intorno a Luis Goñi, giovane condannato a sei anni di
detenzione per appartenenza all’organizzazione giovanile della
sinistra indipendentista, SEGI. Tutto ciò non ha purtroppo impedito
l’arresto, anzi ha dato il via alla settimana dei grandi processi
contro il movimento indipendentista basco: quasi 200 compagn@, giovani,
responsabili di partiti, di associazioni, di herriko taberna sono
coinvolt@ nell’operazione, basata sul solito copione accusatorio del
“tutto è ETA”. In questo caso l’accusa richiede più di 400 anni
di carcere complessivo.

La Spagna ha però subito da poco un duro colpo. La Corte Europea dei
Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha condannato definitivamente la
“dottrina Parot”, che prevede l’allungamento arbitrario delle
condanne, creando delle situazioni di ergastolo di fatto, pur essendo
questo formalmente vietato dall’ordinamento spagnolo. In seguito alla
sentenza di Strasburgo è stata scarcerata Ines del Rio, dopo 26 anni di
prigionia, e si delinea la possibilità di liberare in questo modo quasi
60 pres@s politic@ considerati “storici”. Non si è fatta attendere
la risposta di Madrid, dove hanno manifestato contro questa decisione la
destra estrema e parte del governo, per ribadire la loro contrarietà
alla liberazione deidelle prigionier@ ma soprattutto ad ogni progetto di
autodeterminazione e liberazione sociale; la loro soluzione continua ad
essere “giustizia per una fine con vincitori e vinti”. Il mese si è
chiuso con la decisioni deidelle prigionier@ politic@ baschi detenuti
nel carcere di Siviglia II di iniziare uno sciopero della fame per le
gravi condizioni di vita a cui sono costretti all’interno della
prigione.

Novembre, dunque, si prevede come un mese particolarmente
significativo e vogliamo attraversarlo in modo attivo e solidale.

· Il primo appuntamento sarà quello dell’11, in cui saremo a Madrid,land e ange
dove di fronte ai giudici dell’Audiencia Nacional saranno processati
Lander e Aingeru. Questo processo si basa su una finta testimonianza
estorta sotto tortura, come ha potuto documentare nel suo ultimo
rapporto sulla Spagna, anche il Relatore Speciale dell’ONU contro la
Tortura, Theo Van Boven. La Spagna è stata più volte condannata per
aver violato i diritti dell’uomo ma continua noncurante a torturare e
a proseguire con i processi politici contro la dissidenza sociale e
politica basca.
Saremo a Madrid e in diverse piazze in Italia per
denunciare le politiche repressive spagnole e francesi e chiedere la
liberazione dei nostri compagni, rilanciando una soluzione collettiva
per il ritorno a casa di tutte e tutti i priginier@ e gli esiliat@.
Entrambi sono già detenuti, Lander in particolare ha vissuto negli
ultimi due anni a Roma, in modo attivo e militante, contribuendo
all’inizio di un percorso che ha rimesso in agenda la questione basca
nella città. Ad aprile è stato estradato, con la complicità delle
autorità italiane, dopo 10 mesi di arresti domiciliari. Anche in questa
occasione non li lasceremo soli.

· A metà novembre saranno in Italia delle/i compagn@ di SEGI.
Hanno ottenuto un permesso speciale per questo viaggio, sono infatti parte del
maxi-processo 2611, un vero e proprio processo politico che coinvolge
circa quaranta giovani baschi senza accusa di reati specifici. Parte di
loro ha già scontato complessivamente 50 anni di detenzione preventiva,
ma rischiano altri 240 anni solo per aver fatto parte di un
organizzazione giovanile indipendentista che la Spagna ha dichiarato
illegale. In questi giorni stiamo organizzando delle iniziative
pubbliche per incontrali e confrontarci con loro su temi comuni come le
lotte sociali e la repressione. Con loro organizzeremo dibattiti e
incontri.

· Altra data sulla quale si concentreranno iniziative sarà quella del
18 novembre in cui ci sarà il processo contro quattro militanti del
movimento NO TAV basco. Due anni fa durante un incontro della comunità
di lavoro dei Pirenei a Tolosa tirarono una torta in faccia alla
presidentessa della Navarra, Yolanda Barcina, esponente della destra
reazionaria e tra i principali responsabili dell’imposizione del treno
ad alta velocità nei Paesi Baschi. Per questo rischiano condanne tra
i 5 e i 9 anni, e anche in questo caso faremo sentire la nostra voce e
la nostra solidarietà con le/gli accusate/i

Parlare dei Paesi Baschi vuol dire parlare di noi, ne siamo sempre
più convint@. Vi invitiamo a partecipare alle prossime iniziative
proposte, a contribuire e sostenere i nostri comitati a moltiplicare i
momenti di incontro e dibattito ovunque, a promuovere e aderire agli
appelli e convocazioni che ci saranno.

La solidarietà non si arresta e, come ci insegna il popolo basco,
solo goccia dopo goccia e con l’impegno di tutte e tutti, si forma un
mare.

TANTAZ TANTA, EUSKAL PRESO ETA IHESLARIENEN ESKUBIDEEN ALDE

Un Caso Basco a Roma \ Rete EHL Italia – Amici e Amiche del Popolo Basco

 

 

 

9 NOVEMBRE-TORINO- Presidio per Lander e Aingeru

  • Novembre 5, 2013 10:10

LANDER eta AiNGERU ASKATU!
LANDER e AiNGERU LIBERI!

torinoLunedì prossimo, l’ 11 Novembre, a Madrid, i giudici del tribunale dell’Audiencia Nacional, sono chiamati ad esprimersi sulle sorti di due giovani baschi, Lander ed Aingeru.
Una storia, quella di Lander ed Aingeru, che è la storia di tante e tanti,giovani e meno giovani, baschi e militanti della sinistra indipendentista, fatta di persecuzione, arresti, torture, menzogne, anni di carcere e condanne.

Una storia, questa, che abbiamo conosciuto da vicino, in quanto Lander viveva in Italia da anni, a Roma, quando nel giugno 2012 è stato nuovamente arrestato e poi estradato. Al solito copione repressivo nei confronti del popolo basco da parte di Spagna e Francia c’è da aggiungere in questo caso la sottomissione e la complicità delle autorità italiane: è infatti la polizia italiana, in una pomposa quanto grottesca “operazione antiterrorismo”, che arresta Lander e lo trasferisce in totale isolamento nel carcere di Regina Coeli per oltre 24 ore (senza cibo ne ora d’aria e senza poter parlare con un avvocato). L’arresto si tramuterà in mesi di domiciliari e saranno la stessa Digos e la Polizia, nell’ aprile scorso, a preleverlo dalla sua abitazione per consegnarlo alla polizia spagnola.

Conoscevamo già, sin troppo bene, la cieca violenza repressiva che le autorità madrilene rivolgono al popolo basco per tentare di zittire, impaurire e disgregare un movimento che da decenni rivendica il diritto del proprio popolo ad autodeterminarsi, a vivere in una terra libera da speculazioni e devestazioni ambientali, un popolo costretto a subire la militarizzazione forzata da parte di Francia e Spagna, che lotta per costruire un Paese Basco libero, non solo dall’occupazione straniera, ma anche dalle logiche di profitto e sopraffazione.

Per questo non ci stupiamo delle accuse inconsistenti e false che dipingono Lander ed Aingeru come criminali, basate addirittura su alcune dichiarazioni estorte sotto tortura ad un loro conoscente nel periodo di isolamento che seguì al primo arresto, un’altra pratica aberrante più volte denunciata da numerosi organismi internazionali nonché dagli attivisti baschi.
Lander infatti era già stato perseguitato nella sua Euskal Herria, sequestrato e minacciato dalla polizia spagnola, così come aveva già subito processi dal quale era stato assolto.
L’ennesimo processo e l’ennesimo giudizio su cui si esprimerà questo tribunale, l’Audiencia Nacional -per altro istituita dal regime fascista di Franco e mai “riformato” o abolito- che in questi mesi vedrà alla sbarra quasi 200 fra giovani militanti delle organizzazione giovanili, giudicati per aver militato in collettivi poi illegalizzati, i “responsabili” delle Herriko Taberne, le “case del popolo” presenti in ogni quartiere e in ogni paese, o gli attivisti No Tav che si oppongono al super treno devastatore nel loro paese e nelle loro vallate.
Ancora una volta ribadiamo la nostra vicinanza ad Aingeru e Lander, così come ai suoi compagni a Roma e in Euskal Herria, denunciando lo stato di eccezione permanente e di criminalizzazione verso chi lotta nel Paese Basco e rivendicando la liberazione dei prigionieri e delle prigioniere politiche basche.
La repressione non scalfisce la solidarietà, lunedì durante il processo tanti amici e compagni di Lander saranno a Madrid davanti al tribunale, così come noi saremo in piazza sabato, a ribadire che siamo e saremo sempre al fianco di chi lotta, in Italia come nel Paese Basco.

LIBERTA’ per i PRIGIONIERI POLITICI BASCHI, DIRITTO al RITORNO per gli ESILIATI!
CON il POPOLO BASCO in CAMMINO VERSO la LIBERTA’ e l’ AUTODETERMINAZIONE!

Comitato EHL Torino (Euskal Herriaren Lagunak-Amici ed Amiche del Paese Basco)
Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali

“DOTTRINA PAROT” – La Corte Europea condanna la spagna!

  • Ottobre 21, 2013 18:34

La corte europea conferma la condanna alla spagna

Bocciata la “dottrina parot”. Libertà subito per Ines e tutt@ gli\le altr@

 

1377135_706296646066945_909468430_nCon 15 voti a favore e 2 contro, la corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha confermato la condanna alla spagna per l’applicazione della “dottrina parot”. Rigettato il ricorso preparato da madrid e ribadita la risoluzione adottata il 10 luglio del 2012 dalla stessa corte. Il presidente Dean Spielmann nella dichiarazione ufficiale dichiara che la “dottrina parot” viola gli articoli 7 e l’articolo 5.1 della convenzione europea dei diritti dell’uomo, richiedendo la scarcerazione “al più presto” di Ines e costringe la spagna a pagare 30.000 euro per danni morali subiti e 1500 euro di spese legali.

Anche se era nell’aria è un duro colpo per madrid. Il governo spagnolo contrariato dichiara che a breve incontrerà le associazioni dei famigliari delle vittime per decidere le prossime mosse. Difficile prevedere fin dove si può spingere la voglia di persecuzione spagnola nei confronti del paese basco, ma almeno sulla “dottrina parot” con oggi si chiude un’ infamità che durava da troppo.

La “dottrina parot” è una sentenza (197/2006) che  prevede la possibilità’ di cumulare diverse pene detentive nei confronti di un soggetto condannato. Il provvedimento e’ stato inserito nella riforma del codice penale spagnolo per “superare” la mancanza dell’ergastolo come condanna possibile nel loro ordinamento. L’estensione della condanna ha nei fatti “ri-condannato” 77 prigionier@ politic@ spesso in procinto di essere liberati o in generale che avevano superato i due\terzi della pena, a continuare la loro detenzione. I presos colpiti dalla “dottrina parot” sono militanti arrestati negli anni 80 e quindi prigionier@ con condanne molto alte e imprigionat@ da troppo. Insomma insostenibile per la spagna vederli di nuovo liberi e libere. Arrestati nel momento più caldo del conflitto armato e per cui raccontati e condanni come mostri. Da qui l’accanimento e la dottrina infame.

Ines Del Rio Prada militante basca arrestata nel 1987 doveva essere rilasciata nel 2008 ma la spagna l’ha condanna ad altri 10 anni per queste assurde misure retroattive. Da qui il primo il ricorso accettato dalla corte europea che ne richiedeva la scarcerazione. L’anno scorso quindi toccò alla spagna fare ricorso e oggi si è chiuso l’ultimo capitolo.

1235424_10151644882566389_827338333_nSono 77 i\le detenut@ storic@ che hanno subito la “dottrina parot”, 8 hanno già completato pure l’estensione, 6 sono stati rilasciati per altri motivi, e 66 sono ancora incarcerati. Questi potrebbero impugnare questa sentenza e essere rilasciata nei prossimi mesi. La prima sarà comunque Ines. Herrira ha dichiarato inoltre che sono 136 le persone che hanno già scontato almeno due terzi o i tre quarti della pena e che senza l’incubo della “dottrina parot” anche loro vedono avvicinarsi il momento del ritorno. Ora bisogna capire le prossime mosse di madrid, certi che non possono permettersi lo smacco della felicità e faranno di tutto per rovinare gli ONGI ETORRI di quest@ compagn@.

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=Br8grFye55s&feature=youtu.be

INES LIBERA!

TUTTI LIBERE!

14 ottobre – Iruña – Il muro della solidarietà non si rompe!

  • Ottobre 14, 2013 16:28

IL MURO DELLA SOLIDARIETA’ NON SI ROMPE

1374996_662199740479226_1182147106_nDopo Donostia e Ondarroa ieri è toccato a Iruña unirsi contro l’arresto di un giovane basco.
Luis Goni è stato condannato alcuni mesi fa  a sei anni di detenzione per aver fatto parte di SEGI, l’organizzazione giovanile della sinistra indipendentista basca illegalizzata nel 2009. Luis è stato latitante in questi mesi, protetto e difeso dalla solidarietà dei suoi compagn@. Ieri alle 14.30 si è presentato in piazza al centro di Iruña dove era in corso una manifestazione con migliaia di persone per denunciare l’ennesimo atto repressivo da parte della spagna. Luis dopo aver salutato tutt@ attraverso un megafono è stato circondato dall’abbraccio e dalla solidarietà di Iruña, creando un muro del popolo, l’herri harresia il terzo di questo anno nei paesi baschi. Solo a tarda notte un immenso spiegamento di forze di polizia è riuscito con le cariche a rompere il muro e arrestare Luis. Certo gli herri harresia fin ora non hanno mai impedito un arresto, ma sono la dimostrazione di solidarietà più grande e pubblica che un condannato può ricevere, e la denuncia più visibile di assenza di democrazia in EH per il resto del mondo. 

Un altro arresto a pochi giorni dall’operazione herrira, in cui furono detenuti 18 rappresentanti dell’associazione che si occupa dei diritti e del ritorno a casa dei prigienier@ politic@ basch@.
Un altro arresto che apre la settimana dei maxi processi contro il movimento basco, quasi 200 compagn@, giovani, responsabili di partiti, di associazioni, di herriko taberna coinvolti nell’operazione ‘tutto è ETA’.
Il primo di questi processi comincia oggi e coinvolge i\le giovani di SEGI, che già hanno scontato 50 anni di carcere preventivo e rischiano complessivamente altri 240 anni di detenzione. Tra questi anche Fermín , Artzai  e Zuriñe che furono arrestati il 10 giugno del 2010 ed estradati in pochi mesi in spagna dopo una detenzione in alcuni carceri italiani.
Intanto oggi il processo si è aperto con un’ora e mezza di ritardo perchè alcun@ attivist@ si sono presentat@ in aula con magliette e palloncini arancioni in solidarietà con Luis.
Ancora una volta questa storia ci riguarda da vicino; nuovi arresti e altri processi, la spagna  sorda e cieca  continua senza sosta la repressione contro il paese basco, ma il muro della solidarietà non si rompe nemmeno oggi.

Qui il video dell’ herri harresia a Iruña
http://www.youtube.com/watch?v=P6VSRM10Uso

Qui un video di 4 giovani imputat* che non si presenteranno davanti all’ audiencia nacional, perché è un tribunale illegittimo e il processo farsa sarà costruito su dichiarazioni estorte sotto tortura.
Invitano a partecipare alla mobilitazione del 26 ottobre a Bilbo.
http://www.naiz.info/eu/mediateca/video/epaiketari-desobedientzia-egingo-diote-auzipetuetako-lauk

 

11 NOVEMBRE 2013 – PROCESSO PER LANDER E ANGERU

  • Ottobre 10, 2013 15:28

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Finalmente è stata fissata la data del processo per Lander e Angeru,
sarà l’11 novembre a Madrid.

E’ una buona notizia considerando che la legislazione spagnola prevede fino a 4 anni di detenzione preventiva, mentre la pena richiesta dal pubblico ministero è di 3 anni.

Continuiamo a fargli sentire la nostra solidarietà scrivendo in carcere e seguendo la campagna per la loro liberazione e quella di tutte e tutti i prigionieri politici baschi!

LANDER eta ANGERU ASKATU!

EUSKAL PRESOAK eta IHESLARIAK ETXERA!

TUTTI LIBERE!

 

5 OTTOBRE – TANTAZ TANTA HERRIRA AURRERA

  • Ottobre 6, 2013 18:03

freeherriraIeri, decine di migliaia di persone scese in strada a Bilbo, hanno gridato forte che Herrira è l’intera popolazione basca, tutte e tutti sono parte del conflitto che dura da oltre cinquant’anni e denunciano la repressione che costringe tutt’ora in carcere più di 700 persone e che attraversa ogni generazione della società basca.

I/le 18 arrestat* di Herrira, sono stat* scarcerat* e mess* in libertà condizionale fino al processo, per 4 di loro è stata fissata una cauzione di 20.000 euro.

Il giudice ha comunque confermato, per almeno 2 anni, la chiusura delle sedi , dei siti internet, dei profili facebook e twitter riconducibili ad Herrira.

Nonostante la repressione nei confronti di attivisti e organizzazioni basche continui incessantemente da parte dello stato spagnolo, la popolazione basca ancora una volta si stringe intorno ai prigionieri e alle prigioniere politiche e al movimento popolare di Herrira.

Euskal Presoak eta Hiesleriak Etxera!
Herrira Aurrera!

 

 

Per altre info:

Da Naiz sul corteo di ieri

http://www.naiz.info/eu/actualidad/noticia/20131005/miles-de-personas-se-dan-cita-en-bilbo-por-los-derechos-de-los-presos

Il comunicato congiunto degli Euskal Herriaren Lagunak (EHL)
http://www.askapena.org/it/content/comunicado-conjunto-de-euskal-herriaren-lagunak-0

Due video su Herrira e sugli arresti di questi giorni                                           lander

http://www.youtube.com/watch?v=V5mpPc1zpIM&feature=youtu.be

http://www.youtube.com/watch?v=6ffx9OiSi68&feature=youtu.be&a

Solidarietà a Herrira colpita da arresti e repressione

  • Settembre 30, 2013 19:40

30 settembre 2013

Questa mattina in Euskal Herria una grossa operazione repressiva ha portato all’arresto di 18 persone appartenenti a Herriral’organizzazione per la liberazione delle prigioniere e dei prigionieri politici baschi.

Centinaia di agenti della Guardia civil spagnola hanno fatto irruzione negli uffici di Herrira ad Hernani, Bilbao, Iruñea, Gasteiz e in alcune abitazioni.

herriraLe accuse mosse contro i compagni e le compagne sono per ‘incitamento al terrorismo’, ‘appartenenza a banda armata’ e finanziamento di ‘banda armata’. Più semplicemente fanno riferimento all’organizzazione degli ongi etorri, atti politici che festeggiano il ritorno a casa de* prigionier* che hanno finito di scontare la pena ed escono dal carcere.

Contestualmente l’audiencia Nacional ha ordinato la chiusura di tutte le sedi di Herrira, dei siti internet,FB e Twitter e dei suoi conti correnti bancari.

La spagna è solita procedere con operazioni del genere, troppo spesso ha messo fuori legge giornali, radio, partiti, associazioni e collettivi giovanili. Sono ancora in corso processi giudiziari con accuse simili a quelle di oggi per appartenenza a quelle strutture.
Mentre Eta cessa definitivamente l’attività armata, e la sinistra indipendentista ha aperto un processo democratico di trasformazione interna, per la spagna il tempo sembra non passare.

Herrira non è una piccola struttura militante, ma una delle organizzazioni più larghe e rappresentative dell’intero Paese Basco. Attraverso un discorso pubblico, da anni, porta avanti campagne per il rimpatrio delle prigioniere e dei prigionieri politici baschi. Nei mesi passati anche il nostro comitato ha collaborato con Herrira, organizzando a Roma e a Teramo delle iniziative con uno dei loro portavoce, Josean Fernandez.
Josean è trai 18 arrestati di oggi; specialmente a lui, che abbiamo incontrato e conosciuto,  va il nostro abbraccio solidale con l’auspicio di ritrovarlo presto libero, nelle strade e nelle lotte.

Fin da ora si stanno tenendo mobilitazioni in diverse città per manifestare ancora una volta l’infame politica spagnola volta a frammentare la lotta della popolazione basca, attraverso repressione, tortura, leggi speciali e complicità internazionali.
Ci uniamo alla rabbia dei compagni e delle compagne basche, complici e solidali con con gli arrestati e le arrestate, per la liberazione di tutt* i prigionieri e le prigionere politiche basche.

Lander Libero!

Josean Libero!

Tutti Libere!

Borroka da bide bakarra!

altri link

http://herrira.org/

http://www.naiz.info/fr/actualidad/noticia/20130930/detienen-a-ekain-zubizarreta-en-andoain

http://www.contropiano.org/articoli/item/19382

 

UN INCONTRO LUNGO UN VIAGGIO – La repressione fa rima con dispersione

  • Settembre 15, 2013 12:40

UN INCONTRO LUNGO UN VIAGGIO

La repressione fa rima con dispersione.

 

Ci siamo sempre detti che la battaglia contro l’estradizione di Lander era un modo per parlare del conflitto basco. Adesso che il nostro compagno è detenuto a Estremera vogliamo mantenere aperto questo spazio di discussione e approfondire i diversi aspetti di questa vicenda. Torneremo spesso sulla repressione nel paese basco e sulle condizioni eccezionali che subiscono i presos nelle carceri spagnoli e francesi. Con questo contributo vogliamo invece affrontare il tema della dispersione dal punto di vista dei famigliari e degli amic@ dei detenuti, le difficoltà, i rischi, i costi, la rabbia che si nascondo dietro ogni visita. Incontrare Lander ad Estremera ci sta dando la possibilità di conoscere molt@ “pendolari dei carceri”, viaggiare con loro, ascoltare le storie, condividerne i trattamenti particolari, i tanti controlli, i troppi km, gli scomodi riposi sui sedili e i veloci spuntini.

???????????????????????????Per capire la portata del fenomeno è utile dare i numeri. Nel paese basco abitano 3 milioni di persone, più o meno come Roma, attualmente circa 700 di loro vivono una condizione di detenuti o esiliati. Considerando un numero altissimo di persone colpite dalla repressione nei periodi precedenti, possiamo affermare che ogni famiglia, comitiva, quartiere, piccolo centro, posto di lavoro nel paese basco abbia avuto a che fare con la questione carcere. I dati ci riconsegnano la gravità della situazione, una media cosi alta di prigionieri politici per abitanti ci fa venire in mente le stagioni dei grandi conflitti mondiali o i paesi che hanno conosciuto la sospensione di ogni diritto democratico sotto dittature. In ogni caso lontani da noi o perché datati in un altro secolo o in corso in paesi distanti. Numeri simili li conosciamo in Palestina, e solo questa affinità segna la serietà del tema. Il conflitto basco è in corso nel cuore dell’Europa e a condurlo sono la spagna e la francia, ritenuti paesi democratici e modelli sociali rispettabili. Proprio questi illustri coinvolgimenti fanno si che la questione basca venga sempre taciuta o dimenticata dalla comunità internazionale.

 

Entriamo nel merito della questione. Dal 1978 i diversi governi spagnoli e francesi hanno applicato una politica penitenziaria speciale e discriminatoria nei confronti dei prigionieri e delle prigioniere politiche basche. Una politica penitenziaria che non si attiene strettamente a dei criteri di legalità, come invece dovrebbe essere in uno stato di diritto, ma piuttosto a criteri di azione politica, e in particolare alle esigenze della cosiddetta politica antiterrorista. In questo modo il trattamento riservato ai prigionieri e alle prigioniere politiche basche non rispetta quelle garanzie previste dalla legislazione penitenziaria per tutti i detenuti, e questo in funzione di alcuni obiettivi politici. Torture fisiche e psicologiche, isolamento, impossibilità ad accedere all’ora d’aria, sono alcuni esempi.  Una politica penitenziaria speciale che, pertanto, viene usata come strumento di pressione politica e sociale non solo contro il collettivo dei prigionieri e delle prigioniere politiche basche, ma anche nei confronti delle loro famiglie, dei loro amici e dei loro affetti.

 

Uno degli aspetti centrali di questa politica penitenziaria è la dispersione, che comincia dopo il fallimento dei colloqui di pace di Algeri del 1989 tra Eta e governo spagnolo. Per dispersione si intende lo spostamento dei prigionieri e delle prigioniere politiche basche in centri penitenziari distanti diverse centinaia di chilometri dal paese basco. Gli stessi pres@s sono inoltre divisi e separati in diversi moduli dello stesso carcere.  L’obiettivo principale della dispersione è la rottura dell’unità dei detenuti politici. Nei paesi baschi viene definita come la “tortura bianca”. Ogni pres@ è sol@ di fronte alla sua condanna, deve gestire individualmente le dure condizioni imposte, le aggressioni fisiche, la mancanza di diritti. Ogni militante prima dell’arresto fa del vivere, agire e pensare collettivo la sua esperienza politica, nel gruppo definisce e rinnova la sua cultura politica, un sistema di valori, i comportamenti, cioè la capacità di affrontare situazioni difficili. La dispersione mira proprio alla rottura di questo vincolo comunitario, alla distruzione della volontà umana e della sua identità politica. La dispersione prova senza successo ad indebolire la tenuta e la convinzione dei prigionieri e delle prigioniere basche, sapendo bene quanto questa questione sia il motore e il collante del movimento basco sia dal punto di vista politico che sociale.

I governi di Madrid e Parigi con la politica della dispersione stanno andando deliberatamente contro la legislazione in vigore nei propri paesi, in base alla quale i detenuti devono poter scontare la pena in carceri relativamente vicine al luogo di residenza. Una vera e propria pena aggiuntiva per le prigioniere e i prigionieri che lede i minimi diritti umani riconosciuti formalmente dalle legislazioni europea, spagnola e francese in materia di politica penitenziaria, come riconosciuto da diversi organismi e osservatori internazionali come Human Rights Watch (Rapporto sulle misure antiterroriste in Spagna, Volume 17, febbraio 2005), il relatore speciale dell’Onu contro la tortura Theo Van Boven (Visita in Spagna E / CN.4 / 2004 / 56 / Add.2, febbraio 2004) o del relatore speciale dell’ONU per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta contro il terrorismo, Martin Scheinin (Rapporto A/HRC/10/3/Add.2 del dicembre 2008).

Una politica di dispersione che ha come corollario una complessiva maggiore difficoltà dei famigliari e amici nell’entrare in contatto con i propri cari rinchiusi nelle carceri, anche attraverso le forme e modalità previste e garantite dalle leggi spagnole e francesi per tutti gli altri prigionieri. Ridiamo un po’ i numeri. Attualmente i/le pres@s sono detenuti in 83 carceri diversi, ognuno di questi è diviso a sua volta in tanti moduli. Nello stato spagnolo sono detenuti 597 pres@s in 49 carceri. Nello stato francese sono detenuti 151 in 34 carceri. Nel paese basco ci sono solo 15 pres@s divisi in tre carceri diversi.

Non saremo mai liber@ senza di loro_page1_image1Se le condizioni dei prigionieri e delle prigionieri è fuori da ogni diritto possibile proviamo adesso a capire cosa significa la dispersione per le famiglie e i conoscenti che intendono visitarli. In quanto basch@ anche “i pendolari del carcere” subiscono trattamenti speciali. Le visite concesse sono quasi sempre meno di quelle concesse nello stesso carcere a un altr@ detenut@. La richiesta di autorizzazioni è molto lunga e faticosa e passa per la Secreteria General de Istituciones Penitenciarias, che spesso non concede la visita non offrendo giustificazioni altre rispetto a “motivi di sicurezza”. Il tempo della visite settimanali è di quaranta minuti. Le visite sono fatte in ambienti chiusi e divisi da uno spesso vetro che impedisce il contatto. Sono previste delle visite più lunghe con i familiari in stanze che permettono il contatto fisico, chiamate vis a vis, ma anche in questo caso senza nessuna giustificazione possono essere cancellate a discrezione all’ultimo momento. La corrispondenza è un altro strumento di controllo. I/le pres@s sono limitati nel numero della corrispondenza che possono inviare e ricevere. Scrivendo molto in basco a volte le lettere non vengono fatte entrare o spedite per i soliti motivi di sicurezza, per la difficoltà di traduzione. I pacchi con libri, abbigliamento, musica, affetti personali subiscono un controllo straordinario e vengono consegnati in cella con ritardo rispetto alle norme previste. Molti sono i casi in cui il/la detenut@ viene trasferit@ poche ore prima della visita in un altro carcere senza informare né gli avvocati né i famigliari, costringendo questi ultimi a viaggi lunghissimi a vuoto. Infine va sottolineato l’atteggiamento ostile e provocatorio che tiene il personale penitenziario nei confronti dei famigliari in quanto basch@.

 

 

Per capire ancora meglio la dispersione riportiamo dei dati tratti dal rapporto mensile del mese di giugno di Etxerat sulla situazione attuale.

93 prigionieri e prigioniere sono reclusi in carceri tra i 1000 e i 1.100 chilometri da Euskal Herria

147 tra gli 800 e i 1.000 chilometri

113 tra i 600 e gli 800 chilometri

133 tra i 400 e i 600 chilometri

80 si trovano a meno di 400 chilometri da Euskal Herria

un prigioniero politico basco si trova in confino in un paese a 900 chilometri da Euskal Herria

6 in altri tre paesi lontani da Euskal Herria

 

Sui costi economici e sociali della dispersione (stime relative al 2010):

Chilometraggio medio dei viaggi realizzati da ogni famiglia per le visite

Settimanale: 1.223 km

Mensile: 5.300 km

Annuale: 63.599 km

Chilometraggio complessivo per le visite:

Settimanale: 914.854 km

Mensile: 3.964.367 km

Annuale: 47.572.408 km

 

Spesa media di ogni famiglia:

Settimanale: 377,94 €

Mensile: 1.637,75 €

Annuale: 19.653,00 €

Spese complessive a carico delle famiglie:

Settimanale: 282.700,98 €

Mensile: 1.225.037,58 €

Annuale: 14.700.450,96 €

 

I numeri ancora una volta ci riconsegnano il peso della questione. Tornando alla premessa iniziale che la cittadinanza basca è direttamente o indirettamente coinvolta nel problema detenzione e dispersione, ogni sabato o domenica si muove dal paese basco verso lo stato spagnolo e quello francese un elevatissimo numero di persone. Le distanze cosi lunghe aumentano i rischi della strada. Dal 1982 al 2007 sono morte 16 persone di ritorno da una visita dal carcere. In totale il numero degli incidenti registrato è 267. Aggiungiamo a questo che per una famiglia di un/a pres@ occorre uno stipendio sostanzioso al mese solo per provvedere alle visite. Il movimento basco ha saputo organizzarsi anche questa volta per non lasciare da soli né i/le pres@s né le famiglie. Gran parte di questo lavoro è coordinato da Exterat, l’associazione che riunisce i famigliari dei prigionieri e delle prigioniere politiche basche, e da Herrira, l’organizzazione che si batte per il ritorno nei paesi baschi dei pres@s. Non si contano più invece le proposte di legge, interrogazioni parlamentari, denunce, ricorsi presentati da esponenti politici baschi al parlamento spagnolo, francese ed europeo. Tutte per il momento ignorate. La sensibilità rispetto al tema e la solidarietà nei confronti dei prigionieri e delle prigioniere è talmente diffusa che nel paese basco ognuno prova a dare una mano. Da anni sono attivi i Mirentxin gidariak, furgoncini guidati da volontari che ogni fine settimana raccolgono famigliari e amic@ dei/lle detenut@ in base alla destinazione del carcere. I parenti e gli/le amic@ così riuniti evitano di affrontare soli grandi distanze e alti costi, e in questi furgoncini vive l’unità del paese basco che nessuno può disperdere.

 

Per saperne di più

www.uncasobascoaroma.noblogs.org

www.herrira.org

www.etxerat.info/