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Goccia dopo goccia. Storie di dispersione.
Questa intervista è stata realizzata durante il nostro ultimo viaggio nel paese basco. Sabato 16 novembre è arrivata la notizia che purtroppo si aspettava, JonKepa sarà trasferito nel carcere di Algeciras in Andalusia. Quasi vicino lo stretto di Gibilterra questa località dista 1055.048 Km dalla sua Santurzi. Abbiamo tante volte parlato di dispersione eppure la rabbia è tanta. Da quello che ci risulta a Algeciras troverà 16 pres@s per continuare a lottare. La nostra solidarietà va alla compagna che ci ha dato la possibilità di conoscere questa storia, alla famiglia e agli\alle amic@, pensando ai loro interminabili viaggi. Con te non ci vedremo alla prossima visita, ci ritroveremo liberi.
Lander salutalo anche per noi
GORA EUSKO GUDARIAK
Goccia dopo goccia.
Storie di viaggio da Estremera a EH.
“Sarei molto contenta di venire a Roma”, ci saluta cosi dopo averla intervistata in una taberna vicino il golfo di Biscaglia. L’abbiamo conosciuta sabato 9 novembre ad Estremera dove è detenuto il suo compagno Jon Kepa, che condivide con Lander e un altro preso la stessa sezione del carcere. I controlli per effettuare le visite sono lunghi cosi abbiamo il tempo per presentarci e scambiarci qualche battuta. “Si è parlato molto della vostra iniziativa all’agenzia EFE – ci dice- per il popolo basco è fondamentale la solidarietà internazionale”.
I colloqui avvengono in lungo corridoio, composto da piccoli locutori racchiusi da uno spesso vetro uno accanto a l’altro. I prime tre sono sempre riservati ai prigionieri baschi. I colloqui sono tutti ascoltati e registrati, in più queste stanze sono attaccate al posto di controllo della penitenziaria che non si perde nessun gesto o piccolo movimento. Quando i presos arrivano o se ne vanno è un continuo scambio di sorrisi e pugni chiusi, cosi abbiamo imparato a conoscere la faccia di Jon Kepa e lui le nostre. Dopo la visita ci diamo appuntamento con lei per il martedì successivo in Euskal Herria.
Siamo vicino a Bilbo ma il pensiero va subito ad Estremera
“oggi in carcere c’è una protesta dei\delle detenut@ basch@. Le autorità spagnole hanno trasferito lì “Txeroki Garikoitz Aspiazu”. Lui è detenuto in Francia dal 2008 ma spesso viene trasferito in Spagna per periodi brevi relativi a processi singoli. Qui è arrivato da qualche settimana ed è sottoposto a un regime di isolamento. Fin da subito gli altri preos@s si sono mobilitati ma di fronte a una mancanza di risposte hanno deciso per uno sciopero”
In che consiste?
“Non usciranno dalle celle né usufruiranno di niente per oggi. Poi valuteranno altre iniziative”
Che ne pensi del carcere di Estremera?
“sono stata una prigioniera politica per cinque anni. Ho girato diversi carceri da detenuta o per fare visite. Credo che Estremera sia uno dei migliori, Madrid è lontana cinquecento km ma molto meno di altri carceri. La struttura è abbastanza moderna e quindi funzionante. Da pochi mesi però è cambiato il direttore. Questo arriva da un carcere dove il trattamento riservato ai prigionieri politici era molto duro. Adesso bisognerà vedere come cambia il tutto”
Quindi non hai avuto problemi fin qui per visitare Jon Kepa?
“è forse un carcere migliore di altri ma è una merda come tutti infatti Jon Kepa è in punizione. Per i prossimi sei mesi, da me, non potrà ricevere né vis a vis (visite senza vetro) né i pacchi”
Raccontaci
“due settimane fa ottengo un vis a vis. Dopo i soliti controlli dei documenti, passo a quelli elettronici, qualcosa suona. Al posto di utilizzare il solito apparecchio a mano insistono per sottopormi a una perquisizione. Ovviamente io mi rifiuto. Perdo cosi il vis a vis, mille km di viaggio per nulla. torno a Bilbo tardi e molto arrabbiata. Il giorno dopo in cella a Jon Kepa arriva la notifica della punizione. Così per i prossimi sei mesi non potrò abbracciarlo, né potremmo fargli entrare una giacca più pesante o un libro. Si capisce che è una punizione tutta politica, non mi hanno trovato nulla. Non esiste nessuna pericolosità reale ma solo presunta, per questo stiamo facendo un ricorso. Questo è uno degli aspetti pratici della repressione. E noi non possiamo accettarla”
Esiste un regolamento rispetto a questi controlli?
“Nell’autunno del 2009 arriva una circolare in diversi carceri spagnoli, non tutti. Con questo atto diventa obbligatoria la perquisizione ai famigliari e agli\alle amic@ dei pres@s. un controllo si può fare senza mettere le mani addosso e se fosse una questione di sicurezza sarebbe estesa a tutt@. Dunque è evidentemente un atto politico. quando la circolare è stata recepita io ero ancora prigioniera. Non volevo che nessuno dei mi@ car@ fosse perquisito. Per questo ho passato gli ultimi mesi della detenzione senza ricevere visite”
Ed è stato cosi per tutt@?
“ no. a volte sono stati i pres@s a decidere e spesso le famiglie. A quel punto c’è stato un dibattito interno pesante e difficile. La perquisizione viene percepita come una violenza da tutt@. Ma è chiaro pure che è difficile rinunciare a vedere chi si ama, detenut@ da chissà quando e per quanto, in quali condizioni e dopo aver sostenuto viaggi lunghissimi per la visita. Questa cosa ci ha un po diviso e alla fine ognuno ha deciso per conto suo. Ancora oggi è cosi”
Come hai visto Jon Kepa sabato?
“è una condizione molto dura. Jon Kepa è di Santurzi un piccolo paese a cui mancano nove persone detenute, due sono a Estremera adesso e questo lo aiuta. Jon Kepa è stato arrestato nel 2004 in Francia accusato di essere un membro di ETA. Ha scontato una pena di sei anni in un carcere di Parigi e poco prima di essere liberato è stato estradato in Spagna in attesa di altri giudizi. Cosi sono passati altri tre anni. Sta subendo tre processi in questo momento, siamo in attesa che la Spagna si esprima su un eventuale condanna e un relativo spostamento in un carcere. Probabilmente più lontano. Complicato dire come sta, diciamo che dei giorni è più disteso, a volte più nervoso, in generale è motivato e come diciamo noi ha molto animo”
Come era il carcere a Parigi? Esistono differenze?
“a Parigi il carcere era più grande e vecchio. I pres@s basch@ erano tredici. La vera differenza però la fa essere condannato o in attesa di giudizio. Il regime carcerario prima del processo è più duro. Hai meno diritti, non puoi accedere ad attività, le visite sono limitate, non esistono i vis a vis, spesso si è in isolamento, passava ventuno ore in cella. Dopo la condanna almeno la detenzione deve far riferimento a un regolamento più trasparante, per quanto rimanga speciale nei confronti di noi baschi. Da quando è ad Estremera riusciamo a fare le visite due volte al mese”
Vi hanno già rubato dieci anni di vita e non sapete nemmeno quanto manca. che si prova?
“ la rabbia è tanta, non è giusto, non è possibile accettare questo. Ma per quanto può sembrare strano è una condizione in cui siamo cresciuti e in qualche modo questo aiuta ad affrontarla.”
È una situazione comune?
“non ci si può rassegnare all’idea di non essere liberi è la base della nostra lotta. nella storia della nostra lotta ci sono persone che sono morte durante la detenzione, altre ne sono uscite dopo più di trenta anni solo perché anziane e malate. Dopo la “Parot” stanno uscendo dal carcere compagn@ detenut@ dagli anni settanta, ma come avete visto anche voi all’audiencia nacional gli arresti continuano e le condanne sono altissime. Dobbiamo continuare a lottare per la nostra libertà, non farli mai sentire soli, e organizzarci per portare le famiglie a fare le visite. Tutto questo ha un costo economico assurdo, le distanze sono infinite e i viaggi sono pericolosi, nessuno deve essere lasciato solo”
Vedi una soluzione possibile per i pres@s?
“no al momento no. la Spagna è uno stato fascista nei confronti del popolo basco. Il processo di pace in corso non ci vede sullo stesso livello, cosi non è possibile nessuna trattativa. Gli arresti continuano, i processi aumentano e le condanne pure, le condizioni nelle carceri peggiorano. A Sevilla i\le compagn@ fanno lo sciopero della fame da un mese, e sembra che non abbiamo nemmeno la forza per bloccare il Paese basco come si faceva prima. Non è un bel momento e non vedo soluzioni vicine”
Che ne pensi della solidarietà internazionale?
“è ossigeno puro. Ho letto che ieri per Lander ci sono state molte iniziative oltre la vostra presenza al processo. Da qui sembra che in Italia si parli più di lui che di Berlusconi. Azioni come quella contro Garzon in Argentina o all’agenzia EFE a Roma ci danno molta energia e voglia di lottare”
Ci salutiamo sicuri di rivederci presto, in carcere a trovare i nostri compagni e nelle strade delle nostre città. La solidarietà fa andata e ritorno. E mentre andiamo il pensiero di tutt@ va alla protesta in corso ad Estremera.
Martedi 12- 11 -2014