24 marzo, Karlos un mese di isolamento a Rebibbia
24 marzo 2015
Oggi è un mese che Karlos è a Rebibbia, in regime di isolamento.
Il tribunale ha rifiutato la richiesta di domiciliari avanzata dagli avvocati, con la motivazione che avendo passsato 15 anni in clandestinità con documenti falsi, Karlos non è un soggetto affidabile; poco importa se in tutti questi anni si è costruito in Italia una nuova vita, senza commettere alcun reato, lavorando, con una compagna e un figlio minore.
Per ora Karlos resta in carcere, gli avvocati in questi giorni hanno fatto richiesta per ottenere lo spostamento dal regime di isolamento in un braccio “normale” del penitenziario.
Pochi giorni fa la Korrika, la maratona solidale che attraversa ogni 2 anni tutte le province di Euskal Herria a sostegno e in difesa della lingua basca, l’euskera, ha attraversato Andoain, il paese di Karlos, dove compagni, amici, familiari dei pres@s hanno portato in strada i volti e le storie dei prigionieri e delle prigioniere.
Domani uncasobascoaroma partirà per Euskal Herria, tra qualche giorno parteciperemo a un pezzetto di Korrika, al km 2260, porteremo con noi tutta la solidarietà dei compagni e delle compagne romane, soprattutto correremo con la determinazione e la forza di Karlos nelle gambe e la sua storia nel cuore.
VIDEO DELLA KORRIKA AD ANDOAIN:
Karlos: dal 24 febbraio in regime di isolamento, in un silenzio assordante!
20 marzo 2015
Siamo in attesa delle motivazioni del rifiuto della richiesta di arresti domiciliari per Karlos.
Una decisione assurda che mantiene il nostro compagno ancora in regime di isolamento nel carcere di Rebibbia.
In questi giorni sta crescendo la rete di solidarietà con Karlos, i suoi famigliari, compagni e amici, con iniziative di finanziamento e informazione in diverse città italiane. Una rete di solidarietà e di controinformazione che sarà necessario sviluppare ed estendere nelle prossime settimane. Si avvicina infatti la data entro la quale la famigerata audiencia nacional spagnola dovrà inviare i documenti per ufficializzare la richiesta di estradizione di Karlos, e pertanto sarà cruciale la campagna contro la sua estradizione, e per denunciare le falle dell’impianto accusatorio che ha portato alla sproporzionata e assurda condanna per terrorismo nel 1997.
Dal giorno dell’arresto di Karlos si registra un assoluto silenzio da parte dei media mainstream (che, nei rari casi in cui si sono occupati del caso, si sono limitati a riportare la velina del ministero della giustizia spagnolo).
Un velo di silenzio che è necessario squarciare, perché nel silenzio la lunga mano della repressione spagnola ha gioco facile.
Parlare di Karlos, opporsi alla sua estradizione e denunciare l’assurdità della sua condanna, vuol dire denunciare l’immobilismo dei governi di madrid e parigi nella risoluzione del conflitto in Euskal Herria, a quasi quattro anni dalla fine unilaterale e definitiva della lotta armata da parte di Eta; vuol dire denunciare i processi politici che, oggi come nel 1997, colpiscono duramente il movimento giovanile della sinistra indipendentista basca; vuol dire denunciare il continuo uso del teorema accusatorio secondo cui “tutto è ETA”, utilizzato dai giudici spagnoli per reprimere e illegalizzare organizzazioni politiche e movimenti sociali, come l’organizzazione internazionalista Askapena; vuol dire denunciare la criminale politica di dispersione che tiene le prigioniere e i prigionieri politici baschi a centinaia di chilometri di distanza dai loro cari; vuole dire parlare delle decine di rifugiati ed esiliati politici baschi che, per l’immobilismo di madrid, sono ancora costretti a rimanere lontani dalla loro terra e dalla possibilità di poter contribuire attivamente alla creazione della Euskal Herria libera e in pace di domani. Sostenere Karlos e la sua opposizione all’estradizione, vuol dire sostenere chi viene colpito dalla repressione per lottare per una società più giusta.
Karlos askatu! Denak Askatu!
Karlos libero! Tutte liberi!
20,21,25,26 marzo Milano, Bergamo, Bologna: EuskalHerria non cammina da sola!
In tutte le città ci saranno aggiornamenti sulla campagna contro l’estradizione e per la libertà di Karlos!
EUSKAL HERRIA NON CAMMINA SOLA
COMPLICI E SOLIDALI CON KARLOS!
ALL REDS ROMA E SPARTACO RUGBY
C.S.O.A. CORTO CIRCUITO , 25 ANNI DI OCCUPAZIONE
ENOTICA, FORTE PRENESTINO- ROMA
ITALIA-GALLES , RUGBY 6 NAZIONI, STADIO OLIMPICO-ROMA
Laboratorio cultura indipendente & laboratorio hip-hop meticcio stayreal/rapnoize – CSO RICOMINCIO DAL FARO- ROMA
16 marzo aggiornamento udienza per karlos
I giudici hanno rifiutato la richiesta degli avvocati per gli arresti domiciliari, quindi Karlos, per ora resta a Rebibbia.
Nelle prossime ore sapremo quali sono state le motivazioni del rigetto e quali sono i tempi per poter fare ricorso.
La rabbia per questa assurda decisione non ci distoglie dal cammino solidale che abbiamo inntrapreso,
sappiamo che la battaglia per la sua libertà sarà ancora lunga e che richiede lo sforzo di tutti e tutte.
Rinnoviamo l’invito a tutti e tutte a scrivergli messaggi di solidarietà e a seguire le iniziative in programma oltre che gli aggiornamenti della campagna tramite il blog, la pagina facebook e l’account di twitter.
DAJE KARLOS!
ANIMO!
AGGIORNAMENTO UDIENZA PER KARLOS 12 marzo
Questa mattina nel tribunale di piazzale clodio si è tenuta l’udienza per la richiesta di revoca delle misure cautelari che vedono Karlos recluso da ormai due settimane nel carcere di Rebibbia.
Con alcuni solidali davanti all’aula abbiamo potuto fare un breve saluto a Karlos e fargli sentire ancora una volta che non è solo nella battaglia che sta conducendo, contro l’estradizione in spagna e per la libertà.
Anche questa volta Karlos ci è apparso forte e sereno, e questo ci è stato confermato anche dagli avvocati ai quali ha detto che numerosi telegrammi e lettere di solidarietà stanno rompendo in questi giorni la monotonia dell’isolamento cui è stato costretto, dandogli forza e determinazione, nonostante non gli sia ancora permesso di scrivere e rispondere come vorrebbe.
In queste ore mentre aspettiamo che i giudici si pronuncino sulle misure cautelari, accettando o rifiutando la richiesta di domiciliari avanzata dagli avvocati.
Karlos Askatu!
Karlos Libero!
No all’estradizione!
Libertà per tutti e tutte le prigioniere politiche basche!
21 e 22 marzo INIZIATIVE PER KARLOS A TORINO E ROMA
TORINO CSOA ASKATASUNA CORSO REGINA 47
ROMA CSOA LA STRADA VIA PASSINO 24
6 marzo Roma- Andoain sorelle nella solidarietà
Venerdì 6 marzo, ad Alexis occupato si è svolta una partecipata iniziativa di informazione e approfondimento sul tema della repressione, del carcere e della tortura in Euskal Herria, in solidarietà con Karlos.
Contemporaneamente ad Andoain, paese natale di Karlos, si teneva una conferenza stampa in cui è stato diffuso il seguente comunicato:
Questa conferenza stampa ha due obiettivi: prima di tutto inviare tutta la nostra solidarietà a Karlos e a tutti i suoi amici e familiari qui e in italia e anche fare una riflessione sul suo arresto.
1. L’arresto di Karlos é la conseguenza della decisione di uno Stato che non vuole fare passi in avanti. Lo Stato spagnolo non parla di soluzione per il popolo basco e continua ancora con arresti e repressione come se niente fosse sucesso nel dibattito politico.
2. Il caso di Karlos é un chiaro esempio di un caso mediatico. Dovuto alla mancanza di prove e di base giuridica per fare il processo Karlos é stato condannato mediaticamente. E questa é la ragione che ha portato il nostro amico all’ esilio e ora al carcere.
3. Nell processo del 2000 era chiaro il carattere vendicativo del giudice. É stato tutto un montaggio poliziesco Abbiamo alcuni esempi:
– l’unica testimonianza è di un vicino che di notte e dal quarto piano di una casa afferma di riconoscere Karlos,con il volto coperto, per il modo di camminare.
– l’accusa utilizza come prove delle cose sequestrate in casa di Karlos: solvente (lui era pittore), parrucche di carnevale, adesivi…
– prima di arrestarlo nel 1997 la polizia lo aveva seguito per un anno. In quegli annni la kale borroka a Andoain era abbastanza abituale ma non arrestarono nessun altro, solo Karlos come un ‘capro espiatorio’ con una condanna esemplare di 16 anni di galera.
– Il caso di Karlos bisogna capirlo nel contesto di quegli anni, perche questo tipo di proccesi assurdi, inventati o ricostruiti dalla polizia erano molto frequenti. La gioventù rivoluzionaria che lottava per il socialismo e l’ indipendenza del popolo basco era perseguitata e condannata a tantissimi anni, cosí credevano di poter annientare i giovani, di poter fermare la lotta.
4. Sicuramente non sono stati anni facili per Karlos fuori casa e lontano dal suo paese. Ma a Roma si era rifatto una vita e viveva con la sua compagna e suo figlio.
Ancora una volta vogliamo denunciare l’arresto di Karlos e vogliamo esprimere la nostra solidarietà con Karlos e con i suoi familiari e amici.
Seguiremo lottando fino a che Karlos e tutti i prigionieri e le prigioniere politiche siano libere.
È ora di svuotare tutte le carceri, facciamolo insieme!”
EUSKAL HERRIA- Andoain- manifestazioni in solidarietà con Karlos!
VOLANTINO IN EUSKERA DISTRIBUITO DURANTE LA MANIFESTAZIONE:
KARLOS ASKATU! KARLOS LIBERO!
Aggiornamento del 27/02/2015 dall’udienza di convalida dell’arresto di Karlos Garcia Preciado.
Questa mattina presso la IV sezione della corte d’appello di Roma si è svolto l’interrogatorio di convalida dell’arresto di Karlos.
Alla presenza degli avvocati, il giudice ha convalidato l’arresto e ha fatto a Karlos qualche domanda.
Karlos si è opposto all’estradizione immediata e i suoi avvocati hanno fatto richiesta di arresti domiciliari.
Come sappiamo il governo spagnolo ha 40 giorni di tempo per richiedere l’estradizione.
Tra qualche giorno il tribunale si pronuncerà sulle richieste degli avvocati accogliendole o confermando il suo fermo presso il carcere di Rebibbia, dove attualmente Karlos si trova.
L’udienza si è svolta a porte chiuse ma un gruppo di solidali ha potuto ugualmente salutarlo all’entrata e all’uscita dall’aula; Karlos era ammanettato e scortato ma comunque sorridente, dimostrando di non perdersi d’animo.
In attesa di novità rinnoviamo a tutti e tutte l’invito a scrivergli per fargli sentire la nostra solidarietà.
Karlos Askatu!
Karlos Libero!
Karlos García Preciado
casa circondariale di Roma – Rebibbia
via Raffaele Majetti 70 00156
ANCORA UN CASO BASCO A ROMA – KARLOS ASKATU!
ANCORA UN CASO BASCO A ROMA..
Ancora un caso basco a Roma, ancora una volta la nostra città è attraversata da una storia che parla di repressione, persecuzione, condanne spropositate emesse dall’ Audiencia Nacional, il Tribunale Speciale di Madrid, che da decenni è complice delle torture ai danni di militanti baschi/e.
Karlos García Preciado vive da 14 anni in Italia, qui lavora e costruisce ogni giorno la propria vita, dopo essere stato costretto ad andarsene dal Paese Basco, davanti ad un’accusa assurda che lo condanna a 16 anni per reati di kale borroka -lotta di strada- di quasi vent’anni fa.
La storia di Karlos è la storia di tanti e tante che hanno pagato e continuano a pagare, nonostante ETA abbia abbandonato le armi nel 2011 a favore di un processo di risoluzione del conflitto.
In tutto il mondo centinaia di latitanti esiliati, iheslariak, che hanno rinunciato alle proprie vite per non rinunciare alla libertà.
A loro si aggiungono i deportati, mandati al confino, cui la spagna rifiuta da decenni il permesso di rientrare, a cui si sommano a loro volta i circa 500 prigionieri e prigioniere basche chiuse nelle carceri di spagna e francia, colpiti dall’infame sistema della dispersione, che li costringe reclusi a centinaia di km di distanza dalle loro famiglie.
Pesanti accuse di terrorismo, costantemente, perseguitano i dissidenti baschi e ci ricordano le condanne spropositate chieste per Lander e Aingeru per un presunto bus danneggiato nel 2001, nel corso di una manifestazione a Bilbao, in occasione della messa al bando di SEGI, l’organizzazione giovanile del tempo.
Pensiamo alla vicenda di Arkaitz Bellon, che un anno fa è stato ucciso dalla dispersione che lo ha costretto a 13 anni di carcere duro, a più di mille km dalla sua famiglia, per presunti reati dello stesso genere.
Con facilità pensiamo a quanto accade anche in italia in questi anni, dove al danneggiamento di un compressore che brucia in Val Susa corrispondono accuse di terrorismo, con carcere e isolamento per i/le No Tav.
I tentacoli dello stato spagnolo arrivano fin qui da noi, Karlos è il quinto compagno basco arrestato a Roma in pochi anni, e ancora una volta ci troviamo davanti a una gogna mediatica, un’ignobile narrazione dei media spagnoli e italiani.
In questi tempi di caccia alle streghe, cercando in ogni modo la criminalizzazione delle lotte, non si vede l’ora di trovare il terrorista di turno da sbattere in prima pagina e accostarlo così a presunti reati di danneggiamento, come può essere in questo caso, un bancomat bruciato.
Contemporaneamente con le nuove norme antiterrorismo gli apparati repressivi , legittimano e rafforzano i meccanismi e i dispositivi di controllo e sorveglianza con i quali dichiarano di continuare ad indagare per ricostruire le ipotetiche reti di appoggio di cui Karlos si è avvalso in questi anni.
C’è poco da indagare, potete sprecare migliaia di euro in dispositivi tecnologici, ma la solidarietà non si controlla, non si processa e non si arresta, fa parte del nostro DNA.. centinaia sono le persone che negli anni hanno condiviso un pezzo di cammino con Karlos ..e poco importa se per molti di loro era Roberto.
In queste ore Karlos si trova in regime di isolamento nel carcere di Rebibbia, domani a piazzale Clodio alle 12e30 ci sarà l’interrogatorio di convalida dell’arresto e su questo verranno dati aggiornamenti tramite gli avvocati che lo stanno seguendo.
Invitiamo tutti e tutte ad inviare a Karlos telegrammi di solidarietà e a fargli sentire che non è solo.
KARLOS ASKATU !
EUSKAL PRESO TA IHESLARIAK ETXERA!
Uncasobascoaroma
per scrivere:
Karlos García Preciado
casa circondariale di Roma – Rebibbia
via Raffaele Majetti 70 00156
6 marzo @ALEXIS OCCUPATO ” Tortura, carcere,repressione, Voci di Resistenza”
6 MARZO 2015 ALEXIS OCCUPATO VIALE OSTIENSE 124
dalle 18
Dibattito con
uncasobascoaroma
Alexis Occupato
ACAD Associazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus
Avv. Maria Luisa D’addabbo
Avv. Francesco Romeo
PROIEZIONE DI
VOCES: detenzioni e tortura nel Paese Basco
LETTURE DAL LIBRO
L’AMICO CONGELATO di “Sarri” Joseba Sarrionandia
APERITIVO CON PINTXOS A SOSTEGNO DEL KM DELLA KORRIKA 2015
E SOTTOSCRIZIONE PER LE SPESE LEGALI
#KARLOSASKATU!
Operazione repressiva contro gli avvocati dei presoak #JeSuisBasque !
Ieri mattina, 12 gennaio, un’ operazione della guardia civil ha portato all’arresto di 16 persone in tutta Euskal herria.
12 di questi sono avvocati del collettivo dei prigionieri politici. L’operazione denominata “Mate” é direttamente collegata a quella compiuta già più di un anno fa quando 18 persone furono arrestate nell’operazione contro Herrira. La retata di oggi va a colpire direttamente anche il finanziamento del collettivo dei prigionieri e delle prigioniere, con il sequestro di denaro nelle varie sedi perquisite (Herriko Taberna, sindacato LAB) tra Bilbao, Hernani e Durango. Fonti della polizia parlano di 90.000 euro prelevati e sequestrati durante le perquisizioni. Sono i soldi che sabato, durante la manifestazione imponente di Bilbao, erano stati raccolti per sostenere le spese delle centinaia di prigionieri politici che si trovano nelle carceri spagnole e francesi.
Tre degli avvocati soni stati arrestati direttamente a Madrid dove era previsto uno dei tanti maxi processi contro i militanti della sinistra indipendentista.
Tra gli avvocati arrestati anche kepa, che molti di noi hanno conosciuto negli anni passati in quanto legale di Lander e Aingeru.
Da subito sono stati organizzati presidi e manifestazioni solidali in tutta Euskal Herria.
In serata sono finite le perquisizioni nella sede del sindacato autonomo LAB mentre anche durante il presidio solidale una manifestante é stata fermata.
Mobilitazioni in tutta Euskal Herria hanno chiesto a gran voce la liberazione degli arrestati e delle arrestate,e la fine dei giudizi politici.
Da Euskal Herria chiamano alla mobilitazione generale tutti i solidali e i comitati di solidarietà alla causa basca:
Dimostriamo ancora una volta che: EUSKAL HERRIA NON CAMMINA SOLA!
#JeSuisBasque
http://www.notav.info/post/comunicato-di-solidarieta-con-gli-avvocati-baschi-dagli-avvocati-dei-notav/
http://www.naiz.eus/eu/actualidad/noticia/20150112/jesuisbasque-cataliza-en-la-red-la-indignacion-por-la-operacion-contra-los-abogados
http://www.naiz.eus/eu/actualidad/noticia/20150112/operacion-de-la-guardia-civil-contra-varios-abogados-vascos http://askapena.org/eu/content/otra-vez-el-fascismo-espa%C3%B1ol-agrede-con-detenciones-al-pueblo-vasco
http://www.radiondadurto.org/2015/01/12/paesi-baschi-retata-della-guardia-civil-in-carcere-16-persone-accusate-di-terrorismo/?fdx_switcher=true http://contropiano.org/internazionale/item/28526-democrazia-occidentale-retata-di-avvocati-baschi-sedici-arresti-per-terrorismo
http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/13658-paesi-baschi-retata-contro-gli-avvocati-della-sinistra-indipendentista
Da Roma a Euskal Herria solidarietà con Aingeru e Piol!
HAMAIKA HERRI BORROKA BAKARRA!
TANTI POPOLI UN’UNICA LOTTA!
3 novembre, con Aingeru e Piol !
Aingeru Cardaño, che molti di noi hanno avuto la fortuna di conoscere l’anno scorso come compagno coimputato nel processo di Lander, sarà nuovamente giudicato oggi, 3 novembre, presso l’audiencia nacional di madrid.
Insieme a un altro compagno di Indautxu, Piol, saranno chiamati oggi a processo per rispondere all’accusa di un presunto reato di kale borroka, che si riferisce a 14 anni fa e per cui il pubblico ministero chiede 5 anni di carcere.
Una storia che si ripete quella della persecuzione da parte dell’autorità madrilena, di giovani indipendentisti baschi, per presunti reati di danneggiamento, anche a distanza di molti anni, con l’inutile scopo di punire, limitare e scoraggiare la dissidenza basca, che invece non teme la repressione e va avanti verso la liberazione di Euskal Herria e di tutti i prigionieri e le prigioniere politiche ancora costrette nelle carceri spagnole e francesi.
Complici e solidali con Aingeru e Piol!
Non sarete mai soli!
BORROKA DA BIDE BAKARRA!
LA LOTTA è L’UNICO CAMMINO!
11 ottobre “NON LASCIAMOLI SOLI” Solidarietà con Urtzi,Telle e i giovani baschi!
Urtzi e Telle , due giovani ragazzi di Bilbao, arrestati nel giugno del 2012 per la presunta partecipazione ad alcuni incidenti durante lo sciopero generale del 29 marzo dello stesso anno sono stati condannati a due anni e sei mesi lo scorso 22 settembre. L’Alta Corte aveva dichiarato che ci sarebbe stata una “punizione esemplare” per chi avesse procurato “distrubi”.
Dopo la condanna i due ragazzi hanno scelto la via della “disobbedienza” ed hanno deciso di non presentarsi alle autorità nel giorno della scadenza del mandato. Il 2 ottobre infatti è stata indetta una conferenza stampa in cui i due hanno dichiarato la loro volontà a non consegnarsi dichiarandosi ingiustamente giudicati e condannati in un processo farsa.
Per questo i compagni e le compagne hanno scelto, come atto di solidarietà, di lanciare un concentramento nella piazza del quartiere di Deusto (il quartiere di Urtzi e Telle) per tutta la mattina di sabato 11 ottobre, caratterizzata da azioni da parte del movimento femminista, dei sindacati, delle organizzazioni politiche e dei movimenti giovanili con lo slogan comune “Non lasciamoli soli”.
Urtzi e Telle li abbiamo conosciuti a Roma e ci sentiamo complici e solidali con loro e con quanti e quante, in Euskal Herria, ogni giorno affrontano l’infamità della repressione e la prepotenza delle leggi spagnole, come l’assurdo caso dei 4 compagn* di Bilbao, che pochi giorni fa sono stati condannati per aver scritto una lettera in ricordo di una militante morta.
Intanto oggi per lo stato spagnolo, arriva la sesta condanna da parte del tribunale europeo dei diritti umani, per non aver investigato su due casi di tortura denunciati nel 2008 e 2011.
ELKARTASUNA eta ASKATASUNA
EUSKAL HERRIA AURRERA
HERRI HARRESIA, LOYOLA difende giovani militanti baschi/e
22 settembre 2014
UN MURO POPOLARE CONTRO LA REPRESSIONE
E’ cominciato ieri all’audiencia nacional di madrid il processo per 28 giovani indipendentist* basch* accusati, di appartenenza a Segi, un organizzazione giovanile, considerata terroristica e per questo messa fuori legge dal governo spagnolo nel 2007.
Dei 23 presenti al processo, tutti quelli che hanno testimoniato hanno denunciato le pesanti torture subite durante il periodo di incomunicacion, costretti ad auto incolparsi per dare modo alla magistratura di aprire un processo che altrimenti non avrebbe potuto nemmeno iniziare, essendo basato unicamente sulle testimonianze estorte con abusi, vessazioni e maltrattamenti ai danni dei giovani militanti baschi.
5 ragazz*, Jazint Ramirez, Xabier Arina, Imanol Salinas, Igarki Robles e Irati Tobar, hanno scelto di non presentarsi al processo ed immediatamente per loro è scattato il mandato di cattura.
Nel pomeriggio di ieri nel comune di Azpeitia, davanti alla cattedrale di Loyola centinaia di solidali si sono stretti intorno ai 5 giovani, per tentare di impedirne l’arresto e per testimoniare al mondo l’infamità e la brutalità della finta democrazia spagnola nei confronti dei dissidenti baschi.
Tre ore di Herri Harresia – Muro Popolare- hanno temporaneamente impedito la cattura dei giovani militanti.
La polizia autonoma basca, la ertzaintza, ha faticato per portare a termine l’infame compito e l’ha fatto picchiando decine e decine di attivist* di ogni età che hanno resistito il più possibile per difendere i compagni e le compagne accusate.
Anche due manifestanti sono stati arrestati con l’assurda accusa di lesioni nei confronti di un poliziotto che pare si sia rotto una gamba cadendo goffamente mentre era intento ad aggredire il presidio.
Ancora una volta la dignità, la forza e la determinazione di Euskal Herria si è opposta all’arroganza e all’arbitrarietà dell’infame legislazione spagnola.
Da Roma tutta la nostra solidarietà e vicinanza con i compagni e le compagne basche.
BORROKA DA BIDE BAKARRA!
LA LOTTA è L’UNICO CAMMINO!
Libertà per i/le giovani indipendentisti/e baschi/e!
Libertà per Euskal Herria!
29 giugno – Abordatzera! PIRATI A BORDO! – al Bilancione Occupato
Abordatzera! Proiezione del documentario sui Pirati di Donostia
MILANO – BERGAMO – NAPOLI – FIUMICINO
“Abordatzera! Pirati a bordo!” è un documentario che racconta una
curiosa iniziativa che si effettua durante le vacanze estive a
Donostia (San Sebastian) nei Paesi Baschi, organizzata a partire dal
2003 da un gruppo di giovani che, sfidando il Comune, proposero una
festa più popolare e creativa e ricca di impegno politico…
Da allora, il porto accoglie oltre 5000 partecipanti, che con le
zattere provano a raggiungere la spiaggia, ricordandoci ogni estate
che… tutti i cambiamenti sono possibili!
domenica 29 giugno 2014
Fiumicino – Bilancione occupato – Via del Faro (vecchio faro di Fiumicino)
Dalla mattina • porta il materiale e costruisci la tua zattera!
ore 16.00 • all’abbordaggio, con le zattere costruite la mattina
ore 19.00 • aperitivo e incontro con le autrici del documentario
“Abordatzera! Dokumental Etnografikoa”
ore 21.00 • proiezione del documentario “Abordatzera! Dokumental
Etnografikoa” (2013, 59′. V. O. sottotitolata in italiano)
Il calendario delle altre iniziative:
martedì 24 giugno 2014
Milano – spazio comune Cuore in Gola – via Gola – Quartiere Ticinese
dalle ore 19.30 • aperitivo
ore 21.30 • proiezione del documentario “Abordatzera! Dokumental
Etnografikoa” (2013, 59′. V. O. sottotitolata in italiano)
ore 22.30 • incontro con le registe del film
mercoledì 25 giugno 2014
Bergamo – occupazione di Celadina -via monte Grigna
alle ore 19.00 • cena con grigliata
ore 21.30 • proiezione del documentario “Abordatzera! Dokumental
Etnografikoa” (2013, 59′. V. O. sottotitolata in italiano)
ore 22.30 • incontro con le registe del film
venerdi 27 giugno 2014
Napoli – Mensa Occupata – Via Mezzocannone, 14
ore 18.30 • Proiezione “Abordatzera! Dokumental Etnografikoa”
(2013,59′. V. O. sottotitolata in italiano e dibattito con le registe)
a seguire • grigliata e dj set
Gora euskal gazteria! Libertà per 40 giovani basch*, ora liberiamo tutte e tutti gli altri!
40 giovani processat* nella Audiencia Nacional…
LA SENTENZA ASSOLVE TUTTI/E!
#grebalariakASKE! condanna a 2 anni e 6 mesi per due giovani
Due notizie, due sentenze, giornata dal sapore agrodolce quella di ieri nel Paese basco. Sono arrivate infatti due importanti sentenze. La prima sul maxi-processo contro 40 giovani militanti con piena assoluzione da parte dell’Audiencia Nacional. La seconda condanna due giovani di Bilbao a scontare una pena di 2 anni e 6 mesi.
Dopo 5 anni si chiude con una totale assoluzione “l’odissea” di 40 giovani baschi/e. Il processo farsa si è finalmente concluso con la piena assoluzione di tutte e tutti. Un maxiprocesso farsa che si è svolto da ottobre a febbraio, preceduto da diversi anni di persecuzione poliziesca e giudiziaria ai danni delle compagne e dei compagni che hanno dovuto affrontare carcerazione preventiva, regime di incomunicazione, torture e maltrattamenti, seguito da mezzo anno di attesa della sentenza. Uno schifo repressivo fatto prima, durante e dopo il processo dalle autorità spagnole che certamente non viene cancellato dalla sentenza e dalla gioia per la libertà delle compagne e dei compagni.
Una storia che inizia nel novembre del 2009 con una maxi-retata contro 42 militanti indipendentist*, 34 dei quali arrestat* la notte del 24 novembre del 2009. La maggior parte degli arrestati denunciano torture nei giorni di incomunicación. Nei mesi succesivi vengono arrestati in diversi stati europei altri 8 giovani riusciti a fuggire il giorno dell’operazione. Tre di questi, Zuriñe, Artzai e Fermin, vengono arrestat* a Roma mentre denunciavano la criminalizzazione del movimento giovanile basco.
[Video]
Dopo alcuni mesi di carcere in Italia e senza alcuna prova giudiziaria lo stato italiano come nel caso di Lander Fernandez concede l’estradizione allo stato spagnolo.
Come Caso basco a Roma abbiamo seguito con particolare attenzione questo processo. Sia perché ha rappresentato un caso particolarmente evidente della strategia di criminalizzazione della dissidenza politica e sociale che vivono sulla loro pelle le compagne e i compagni di Euskal Herria. Sia perché abbiamo appunto potuto conoscere da vicino quest* compagn* nelle nostre città, condividendone le storie, il legame solidale e la rabbia dell’arresto e dell’estradizione.
Tutti gli imputati hanno scontato da uno a due anni di carcere preventivo. Hanno subito in questi mesi un processo lungo e faticoso, fatto di continui viaggi tra Paese basco e il Tribunale speciale di Madrid.
I giudici del “tribunale speciale”, dopo quasi 4 mesi di attesa dalla fine del dibattimento, hanno finalmente reso pubblica una sentenza importante. Infatti, viene riconosciuto che i compagni e le compagne accusate hanno solo svolto attività politica e non terrorismo. Inoltre, vengono rifiutate le dichiarazioni dei 40 accusati raccolte dalla polizia durante i fermi in regime di incomunicación, vale a dire il periodo, che dura diversi giorni, in cui i fermati per accuse di terrorismo non possono contattare avvocati, medici e famigliari, rimanendo così senza difese nelle mani della polizia. Questa volta i giudici dell’Audiencia Nacional, pur non entrando nel merito delle torture denunciate dalle nostre compagne e compagni, ci hanno sorpreso, dichiarando nulle le dichiarazioni raccolte durante l’incomunicación, solo per il dubbio che possano essere state estorte sotto tortura, e, inoltre, dichiarando esplicitamente che l’ incomunicación rappresenta una situazione in cui sono a rischio i diritti di chi è tratt* in arresto e che, pertanto, risulta essere una formula poco compatibile con una pratica giudiziaria attenta ad evitare i rischi di tortura e maltrattamenti.
[ qui il link allo stralcio della sentenza, pdf in castigliano ]
Ciò che da anni denunciano i collettivi e le realtà che svolgono lavoro di solidarietà e informazione sulla prigionia politica e la repressione nel Paese basco, vale a dire che durante l’ incomunicación si tortura, e che le dichiarazioni estorte sotto tortura vengono usate come prova in processi farsa, è stato riconosciuto in maniera abbastanza chiara anche dalla stessa Audiencia Nacional, il famigerato tribunale che per decenni è stato complice, se non parte integrante e attiva, del sistema di criminalizzazione e brutale repressione della dissidenza politica e sociale basca ad opera di Madrid e Parigi. ‘Meglio tardi che mai’ non si può dire, perchè ci sono stati anni e anni di sofferenze, torture e rabbia.
La gioia per l’assoluzione dei 40, e l’importanza della sentenza per la delegittimazione dell’incomunicación, non ci devono comunque far tenere bassa la guardia e l’attenzione solidale. Nelle stesse ore in cui si stava per rendere pubblica la sentenza sul maxiprocesso Segi, altri compagni venivano invece nuovamente colpiti dalla repressione.
Nella notte tra lunedì e martedì Tomás “Tomi” Madina è stato svegliato nella sua casa di Galdakano, vicino Bilbao, da una quindicina di sbirri incappucciati e armati fino ai denti, che lo hanno arrestato e posto in regime di incomunicación con la solita accusa di terrorismo e appartenenza ad Eta (a quasi tre anni dalla fine definitiva delle attività armata). Oggi Tomi ha denunciato davanti al giudice di essere stato torturato.
La giornata di ieri è stata inoltre macchiata dalla notizia della condanna a 2 anni e 6 mesi per Urtzi e Jon, due giovani ragazzi di Bilbao, arrestati nel giugno del 2012 per la presunta partecipazione ad alcuni incidenti durante lo sciopero generale del 29 marzo dello stesso anno. Dal momento dell’arresto è partito un grande montaggio giudiziario atto a condannare i 2 ragazzi, molto attivi a Deusto, il loro quartiere. Un montaggio che ha portato l’accusa a chiedere fino a 14 anni di carcere. Nel settembre del 2013 arriva la condanna a 1 anno e tre mesi, che rispetto alle richieste iniziali fa intravedere l’assoluta inconsistenza delle accuse mosse contro di loro, ma ieri, dopo il ricorso della procura, è arrivata la notizia che la condanna sale a 2 anni e 6 mesi, e costringerà i due giovani baschi a scontare la totalità della pena.
L’atteggiamento schizofrenico dell’apparato repressivo spagnolo, che, da un lato, dopo anni di persecuzione assolve 40 giovani militanti della sinistra indipendentista, dopo avergli fatto soffrire carcere, esilio e tortura, mentre, dall’altro continua a condannare militanti di organizzazioni politiche e sociali e ad arrestare in regime di incomunicazione e di legislazione antiterrorista come se nulla fosse accaduto nell’ottobre 2011, rendono ancora necessaria la mobilitazione e la solidarietà internazionalista. Oggi festeggiamo il ritorno alla libertà dei 40, ma la lotta del movimento basco, e la nostra azione solidale, non si fermeranno finché non saranno liberati tutti i prigionieri e le prigioniere politiche basche, e finché non si porrà fine all’assurda legislazione antiterrorista.
Perché non possiamo essere liber* se non lo sono anche tutte e tutti loro.
Con Tomi, Urtzi e Jon, finchè non saranno liberi!
euskal gazteria aurrera!! tutti liberi, tutte libere!
NoTav: SOLIDARIETA’ da EUSKAL HERRIA con Chiara,Claudio,Mattia e Niccolò
Traduciamo il testo dell’appello alla manifestazione di oggi davanti al consolato di Italia a Bilbao e Donostia, in solidarietà con il movimento No Tav e per la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò.
Solidarietà con la Val Susa, no alla criminalizzazione del movimento NO TAV!
Val de Susa NO TAV Elkartasuna! Kriminalizaziorik ez!
Il cordinamento di opposizione al TAV AHT Gelditu! Elkarlana y Mugitu! Mugimendua, movimento di disobbedienza civile contro il TAV, chiama a un presidio per oggi,20 maggio, in solidarietà con 4 oppositori del movimento NO TAV dellaValle di Susa, che saranno processati in questi giorni in Italia.
Allo stesso tempo, vi informiamo che dalla Val Susa è stato lanciato un appello perché qualsiasi persona o collettivo possa aderire esprimendo la propria solidarietà all’indirizzo appello10maggio@gmail.com.
Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò è importante ripetere i loro nomi, è importante pronunciarli a voce alta perché si sta parlando di quattro vite;di quattro attivist* NO TAV che sono in carcere dal 9 dicembre, distribuiti nelle prigioni di Alessandria,Ferrara e Roma.
Chiara, Claudio , Mattia y Niccolò sono stati accusati di terrorismo per aver suppostamente danneggiato compressore e per questo rischierebbero una pena di 30 anni di prigione.
Il processo comincerà il prossimo 22 maggio.
Di cosa sono accusati esattamente? Li si accusa di aver partecipato ad una protesta nella quale suppostamente si danneggiò un compressore. Per due procure e un pubblico ministero dell’udienza preliminare, Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò tentarono con questa azione di danneggiare l’immagine dell’Italia. La situazione di isolamento nella quale si trovano queste persone, a seguito della chiusura delle indagini, va contro quello che si può leggere nell’articolo 3 del Convegno Europeo di Diritti Umani penitenziari.
Dal movimento di opposizione al TAV di Euskal Herria rifiutiamo il progetto del TAV e la sproporzionata accusa di terrorismo davanti la quale si trovano i nostr* compagn* di lotta, allo stesso tempo sollecitiamo la libertà immediata per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò e l’ archiviazione degli atti giudiziali.
AHT Gelditu! Elkarlana
Mugitu! Mugimendua