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11 novembre -NAPOLI- Iniziativa per Lander e Aingeru!
:::ORE 16:30 – palazzo CORIGLIANO:::
AULA OCCUPATA VITTORIO ARRIGONI
PROIEZIONE di due interviste del DOCUMENTARIO
“Barrura begiratzeko leihoak / Finestre all’interno”.
(di Josu Martinez, Txaber Larreategi, Mireia Gabilondo, Enara Goikoetxea, Eneko Olasagasti, 2012)
frutto del lavoro di 5 diversi registi che hanno raccontato, con testimonianze, parole ed immagini, 5 storie diverse di prigionier* politic* basch*.
:::A SEGUIRE APERITIVO:::
Lunedì 11, a Madrid, avrà luogo l’ennesimo sopruso ai danni di Lander Fernandez e Aingeru Cardano che saranno processati dai giudici dell’Audiencia Nacional, a conclusione di una lunga vicenda fatta di ingiustizia e torture.
Per loro, da molto tempo, è in corso una campagna di solidarietà che coinvolge persone di tutto il mondo e anche noi da Napoli, ancora una volta, ci teniamo a dare spazio e voce a questa vicenda, paradigma di un’Europa tutt’altro che “democratica” e “pacifista”, un’Europa che reprime con qualunque mezzo il dissenso e il diritto all’autodeterminazione di un popolo intero.
Ma di cosa si tratta?
Il 13 giugno 2012 Lander è stato arrestato a Roma e portato nel carcere di Regina Coeli, dove viene obbligato a giorni di completo isolamento giudiziario, al digiuno, al divieto di poter usufruire dell’ora d’aria. Un vero e proprio sequestro di persona da parte dello Stato Italiano sotto le pressioni dello Stato spagnolo che poi si convertirà in mesi di domiciliari fino alla sua estradizione.
L’accusa su cui si basa il processo dell’11 è quella di “terrorismo” (per il presunto danneggiamento di autobus durante un corteo nel 2002) e si basa su una finta testimonianza estorta sotto tortura (come testimoniato da Theo Van Boven, Relatore speciale dell’Onu in un rapporto sullo Stato spagnolo). Sappiamo bene, inoltre, quanto lo Stato spagnolo utilizzi quest’accusa da sempre per etichettare chiunque si impegni in tutte quelle lotte che anche qui in Italia ci coinvolgono in prima persona. Lotte ambientali, studentesche, sindacali, lotte contro l’ingiustizia di questo mondo. Accuse che, ancora oggi, a distanza di anni dalla deposizione delle armi da parte di ETA-a cui vengono arbitrariamente associate tutte le persone impegnate nelle lotte di cui sopra e non solo- tengono rinchiusi nelle galere spagnole e francesi tantissime persone, costrette a feroci regimi carcerari, fatti di violenze sessuali, torture, pressione psicologica, intenzionale “dispersione carceraria” che allontana quanto più possibile i detenuti dalle proprie famiglie.
La lotta del popolo basco è la nostra stessa lotta e fino a quando Lander, Aingeru e tutti i prigionieri politici non saranno liberi, anche noi ci sentiremo in catene.
E’ per questo che l’11 novembre a palazzo Corigliano, proietteremo parti del documentario “Finestre all’interno” fatto di interviste a prigionieri e ai loro familiari, per diffondere quanto più possibile le loro storie, fatte sì di soprusi subiti, ma anche della loro umanità e forza per continuare a lottare!
Lander e Aingeru liberi!
Libertà per tutti i prigionieri e le prigioniere politiche!
AMNISTIA E LIBERTA’ IN EUSKAL HERRIA _HAMAIKA HERRI BORROKA BAKARRA -TANTI POPOLI UN’ UNICA LOTTA_
La solidarietà fa andata e ritorno
Parlare di Paesi Baschi vuol dire parlare di noi. Questo è vero da
sempre e appare ancora di più con il passare degli eventi e delle fasi
politiche. Il paese negato si trova al centro di quella Europa dove la
dittatura della finanza impone controllo e crisi senza risparmiare
nessuno. In particolare i baschi devono subire le politiche di attacco
ai diritti sociali e nazionali da parte di due governi, spagnolo e
francese. Anomalia che si aggiunge al fatto che questi stati e le loro
forze di polizia occupano e militarizzano gran parte del territorio in
questione. La richiesta di autodeterminazione è un’urgenza
democratica, che non solo affonda le proprie radici in una diversità
culturale e politica storica, ma che oggi appare anche come l’unica
possibile uscita dalla crisi, attraverso la costruzione di un modello
sociale e politico altro, di ispirazione socialista che nel contesto
basco ha da tempo creato le condizioni strutturali e di massa per
concretizzarsi.
L’attualità del Paese basco è data anche dal fervente dibattito che
lì si sta sviluppando circa la fase politica in corso. Abbandonata la
lotta armata, il movimento indipendentista basco sta ridefinendo
l’assetto interno di una composizione complessa ed unica nel quadro
della sinistra europea. Fanno parte del movimento in modo organico
l’organizzazione giovanile Ernai, il sindacato di classe LAB e un
partito politico come SORTU. A questi si devono aggiungere le
associazioni di massa, le occupazioni,i collettivi contro lo
sfruttamente del territorio, i movimenti sociali, collettivi e
associazioni culturali per la difesa della lingua e della cultura
basca, le organizzazioni che si occupano di internazionalismo e dei
pres@s politici, e i pres@s stessi, organizzati in collettivo
politico,l’ EPPK, che vuole partecipare attivamente alla vita politica
e sociale di Euskal Herria.
La solidarietà con i Paesi Baschi si alimenta e si rinnova nella
connessione delle lotte di oggi. Una discussione sulla repressione o la
militarizzazione dei territori, ovunque si faccia, deve tenere in
considerazione anche quello che accade quotidianamente nei Paesi
Baschi. I comitati contro il TAV che si sono determinati in Val di Susa
e in Euskal Herria si conoscono, si parlano, si scambiano conoscenza,
strumenti ed esperienze di lotta, perché più intensi e simili tra loro
di quelli sviluppati altrove contro l’alta velocità. Il dibattito che
sta nascendo sulla tortura e sull’amnistia nel contesto italiano, può
attingere dalla triste esperienza fatta dai movimenti baschi in questi
lunghi decenni.
Insomma parlare di Paesi Baschi vuol dire parlare di noi.
Ad ottobre si è scatenata la macchina repressiva dello Stato spagnolo,
senza che questo rappresenti una novità con il passato, nonostante il
nuovo scenario di superamento della lotta armata iniziato ormai da ben
due anni. Sono stati arrestati 18 compagn@ di Herrira,
l’organizzazione basca che lotta per i diritti e la liberazione dei
pres@s politici, con l’accusa di sostegno alla lotta armata. In
particolare gli viene contestato l’organizzazione di ONGI ETORRI, atti
politici di benvenuto che si celebrano in occasione della scarcerazione
deidelle prigionier@. Sono stati rilasciati una settimana dopo in
libertà condizionale in attesa del processo. La notte di domenica 13
ottobre dopo un intervento violento e diverse cariche è stato rotto il
muro del popolo (HERRI HARRESIA) a Iruna. La città si era stretta,
infatti, intorno a Luis Goñi, giovane condannato a sei anni di
detenzione per appartenenza all’organizzazione giovanile della
sinistra indipendentista, SEGI. Tutto ciò non ha purtroppo impedito
l’arresto, anzi ha dato il via alla settimana dei grandi processi
contro il movimento indipendentista basco: quasi 200 compagn@, giovani,
responsabili di partiti, di associazioni, di herriko taberna sono
coinvolt@ nell’operazione, basata sul solito copione accusatorio del
“tutto è ETA”. In questo caso l’accusa richiede più di 400 anni
di carcere complessivo.
La Spagna ha però subito da poco un duro colpo. La Corte Europea dei
Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha condannato definitivamente la
“dottrina Parot”, che prevede l’allungamento arbitrario delle
condanne, creando delle situazioni di ergastolo di fatto, pur essendo
questo formalmente vietato dall’ordinamento spagnolo. In seguito alla
sentenza di Strasburgo è stata scarcerata Ines del Rio, dopo 26 anni di
prigionia, e si delinea la possibilità di liberare in questo modo quasi
60 pres@s politic@ considerati “storici”. Non si è fatta attendere
la risposta di Madrid, dove hanno manifestato contro questa decisione la
destra estrema e parte del governo, per ribadire la loro contrarietà
alla liberazione deidelle prigionier@ ma soprattutto ad ogni progetto di
autodeterminazione e liberazione sociale; la loro soluzione continua ad
essere “giustizia per una fine con vincitori e vinti”. Il mese si è
chiuso con la decisioni deidelle prigionier@ politic@ baschi detenuti
nel carcere di Siviglia II di iniziare uno sciopero della fame per le
gravi condizioni di vita a cui sono costretti all’interno della
prigione.
Novembre, dunque, si prevede come un mese particolarmente
significativo e vogliamo attraversarlo in modo attivo e solidale.
· Il primo appuntamento sarà quello dell’11, in cui saremo a Madrid,
dove di fronte ai giudici dell’Audiencia Nacional saranno processati
Lander e Aingeru. Questo processo si basa su una finta testimonianza
estorta sotto tortura, come ha potuto documentare nel suo ultimo
rapporto sulla Spagna, anche il Relatore Speciale dell’ONU contro la
Tortura, Theo Van Boven. La Spagna è stata più volte condannata per
aver violato i diritti dell’uomo ma continua noncurante a torturare e
a proseguire con i processi politici contro la dissidenza sociale e
politica basca.
Saremo a Madrid e in diverse piazze in Italia per
denunciare le politiche repressive spagnole e francesi e chiedere la
liberazione dei nostri compagni, rilanciando una soluzione collettiva
per il ritorno a casa di tutte e tutti i priginier@ e gli esiliat@.
Entrambi sono già detenuti, Lander in particolare ha vissuto negli
ultimi due anni a Roma, in modo attivo e militante, contribuendo
all’inizio di un percorso che ha rimesso in agenda la questione basca
nella città. Ad aprile è stato estradato, con la complicità delle
autorità italiane, dopo 10 mesi di arresti domiciliari. Anche in questa
occasione non li lasceremo soli.
· A metà novembre saranno in Italia delle/i compagn@ di SEGI.
Hanno ottenuto un permesso speciale per questo viaggio, sono infatti parte del
maxi-processo 2611, un vero e proprio processo politico che coinvolge
circa quaranta giovani baschi senza accusa di reati specifici. Parte di
loro ha già scontato complessivamente 50 anni di detenzione preventiva,
ma rischiano altri 240 anni solo per aver fatto parte di un
organizzazione giovanile indipendentista che la Spagna ha dichiarato
illegale. In questi giorni stiamo organizzando delle iniziative
pubbliche per incontrali e confrontarci con loro su temi comuni come le
lotte sociali e la repressione. Con loro organizzeremo dibattiti e
incontri.
· Altra data sulla quale si concentreranno iniziative sarà quella del
18 novembre in cui ci sarà il processo contro quattro militanti del
movimento NO TAV basco. Due anni fa durante un incontro della comunità
di lavoro dei Pirenei a Tolosa tirarono una torta in faccia alla
presidentessa della Navarra, Yolanda Barcina, esponente della destra
reazionaria e tra i principali responsabili dell’imposizione del treno
ad alta velocità nei Paesi Baschi. Per questo rischiano condanne tra
i 5 e i 9 anni, e anche in questo caso faremo sentire la nostra voce e
la nostra solidarietà con le/gli accusate/i
Parlare dei Paesi Baschi vuol dire parlare di noi, ne siamo sempre
più convint@. Vi invitiamo a partecipare alle prossime iniziative
proposte, a contribuire e sostenere i nostri comitati a moltiplicare i
momenti di incontro e dibattito ovunque, a promuovere e aderire agli
appelli e convocazioni che ci saranno.
La solidarietà non si arresta e, come ci insegna il popolo basco,
solo goccia dopo goccia e con l’impegno di tutte e tutti, si forma un
mare.
TANTAZ TANTA, EUSKAL PRESO ETA IHESLARIENEN ESKUBIDEEN ALDE
Un Caso Basco a Roma \ Rete EHL Italia – Amici e Amiche del Popolo Basco
9 NOVEMBRE-TORINO- Presidio per Lander e Aingeru
LANDER eta AiNGERU ASKATU!
LANDER e AiNGERU LIBERI!
Lunedì prossimo, l’ 11 Novembre, a Madrid, i giudici del tribunale dell’Audiencia Nacional, sono chiamati ad esprimersi sulle sorti di due giovani baschi, Lander ed Aingeru.
Una storia, quella di Lander ed Aingeru, che è la storia di tante e tanti,giovani e meno giovani, baschi e militanti della sinistra indipendentista, fatta di persecuzione, arresti, torture, menzogne, anni di carcere e condanne.
Una storia, questa, che abbiamo conosciuto da vicino, in quanto Lander viveva in Italia da anni, a Roma, quando nel giugno 2012 è stato nuovamente arrestato e poi estradato. Al solito copione repressivo nei confronti del popolo basco da parte di Spagna e Francia c’è da aggiungere in questo caso la sottomissione e la complicità delle autorità italiane: è infatti la polizia italiana, in una pomposa quanto grottesca “operazione antiterrorismo”, che arresta Lander e lo trasferisce in totale isolamento nel carcere di Regina Coeli per oltre 24 ore (senza cibo ne ora d’aria e senza poter parlare con un avvocato). L’arresto si tramuterà in mesi di domiciliari e saranno la stessa Digos e la Polizia, nell’ aprile scorso, a preleverlo dalla sua abitazione per consegnarlo alla polizia spagnola.
Conoscevamo già, sin troppo bene, la cieca violenza repressiva che le autorità madrilene rivolgono al popolo basco per tentare di zittire, impaurire e disgregare un movimento che da decenni rivendica il diritto del proprio popolo ad autodeterminarsi, a vivere in una terra libera da speculazioni e devestazioni ambientali, un popolo costretto a subire la militarizzazione forzata da parte di Francia e Spagna, che lotta per costruire un Paese Basco libero, non solo dall’occupazione straniera, ma anche dalle logiche di profitto e sopraffazione.
Per questo non ci stupiamo delle accuse inconsistenti e false che dipingono Lander ed Aingeru come criminali, basate addirittura su alcune dichiarazioni estorte sotto tortura ad un loro conoscente nel periodo di isolamento che seguì al primo arresto, un’altra pratica aberrante più volte denunciata da numerosi organismi internazionali nonché dagli attivisti baschi.
Lander infatti era già stato perseguitato nella sua Euskal Herria, sequestrato e minacciato dalla polizia spagnola, così come aveva già subito processi dal quale era stato assolto.
L’ennesimo processo e l’ennesimo giudizio su cui si esprimerà questo tribunale, l’Audiencia Nacional -per altro istituita dal regime fascista di Franco e mai “riformato” o abolito- che in questi mesi vedrà alla sbarra quasi 200 fra giovani militanti delle organizzazione giovanili, giudicati per aver militato in collettivi poi illegalizzati, i “responsabili” delle Herriko Taberne, le “case del popolo” presenti in ogni quartiere e in ogni paese, o gli attivisti No Tav che si oppongono al super treno devastatore nel loro paese e nelle loro vallate.
Ancora una volta ribadiamo la nostra vicinanza ad Aingeru e Lander, così come ai suoi compagni a Roma e in Euskal Herria, denunciando lo stato di eccezione permanente e di criminalizzazione verso chi lotta nel Paese Basco e rivendicando la liberazione dei prigionieri e delle prigioniere politiche basche.
La repressione non scalfisce la solidarietà, lunedì durante il processo tanti amici e compagni di Lander saranno a Madrid davanti al tribunale, così come noi saremo in piazza sabato, a ribadire che siamo e saremo sempre al fianco di chi lotta, in Italia come nel Paese Basco.
LIBERTA’ per i PRIGIONIERI POLITICI BASCHI, DIRITTO al RITORNO per gli ESILIATI!
CON il POPOLO BASCO in CAMMINO VERSO la LIBERTA’ e l’ AUTODETERMINAZIONE!
Comitato EHL Torino (Euskal Herriaren Lagunak-Amici ed Amiche del Paese Basco)
Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali
“DOTTRINA PAROT” – La Corte Europea condanna la spagna!
La corte europea conferma la condanna alla spagna
Bocciata la “dottrina parot”. Libertà subito per Ines e tutt@ gli\le altr@
Con 15 voti a favore e 2 contro, la corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha confermato la condanna alla spagna per l’applicazione della “dottrina parot”. Rigettato il ricorso preparato da madrid e ribadita la risoluzione adottata il 10 luglio del 2012 dalla stessa corte. Il presidente Dean Spielmann nella dichiarazione ufficiale dichiara che la “dottrina parot” viola gli articoli 7 e l’articolo 5.1 della convenzione europea dei diritti dell’uomo, richiedendo la scarcerazione “al più presto” di Ines e costringe la spagna a pagare 30.000 euro per danni morali subiti e 1500 euro di spese legali.
Anche se era nell’aria è un duro colpo per madrid. Il governo spagnolo contrariato dichiara che a breve incontrerà le associazioni dei famigliari delle vittime per decidere le prossime mosse. Difficile prevedere fin dove si può spingere la voglia di persecuzione spagnola nei confronti del paese basco, ma almeno sulla “dottrina parot” con oggi si chiude un’ infamità che durava da troppo.
La “dottrina parot” è una sentenza (197/2006) che prevede la possibilità’ di cumulare diverse pene detentive nei confronti di un soggetto condannato. Il provvedimento e’ stato inserito nella riforma del codice penale spagnolo per “superare” la mancanza dell’ergastolo come condanna possibile nel loro ordinamento. L’estensione della condanna ha nei fatti “ri-condannato” 77 prigionier@ politic@ spesso in procinto di essere liberati o in generale che avevano superato i due\terzi della pena, a continuare la loro detenzione. I presos colpiti dalla “dottrina parot” sono militanti arrestati negli anni 80 e quindi prigionier@ con condanne molto alte e imprigionat@ da troppo. Insomma insostenibile per la spagna vederli di nuovo liberi e libere. Arrestati nel momento più caldo del conflitto armato e per cui raccontati e condanni come mostri. Da qui l’accanimento e la dottrina infame.
Ines Del Rio Prada militante basca arrestata nel 1987 doveva essere rilasciata nel 2008 ma la spagna l’ha condanna ad altri 10 anni per queste assurde misure retroattive. Da qui il primo il ricorso accettato dalla corte europea che ne richiedeva la scarcerazione. L’anno scorso quindi toccò alla spagna fare ricorso e oggi si è chiuso l’ultimo capitolo.
Sono 77 i\le detenut@ storic@ che hanno subito la “dottrina parot”, 8 hanno già completato pure l’estensione, 6 sono stati rilasciati per altri motivi, e 66 sono ancora incarcerati. Questi potrebbero impugnare questa sentenza e essere rilasciata nei prossimi mesi. La prima sarà comunque Ines. Herrira ha dichiarato inoltre che sono 136 le persone che hanno già scontato almeno due terzi o i tre quarti della pena e che senza l’incubo della “dottrina parot” anche loro vedono avvicinarsi il momento del ritorno. Ora bisogna capire le prossime mosse di madrid, certi che non possono permettersi lo smacco della felicità e faranno di tutto per rovinare gli ONGI ETORRI di quest@ compagn@.
http://www.youtube.com/watch?v=Br8grFye55s&feature=youtu.be
INES LIBERA!
TUTTI LIBERE!
14 ottobre – Iruña – Il muro della solidarietà non si rompe!
IL MURO DELLA SOLIDARIETA’ NON SI ROMPE
Dopo Donostia e Ondarroa ieri è toccato a Iruña unirsi contro l’arresto di un giovane basco.
Luis Goni è stato condannato alcuni mesi fa a sei anni di detenzione per aver fatto parte di SEGI, l’organizzazione giovanile della sinistra indipendentista basca illegalizzata nel 2009. Luis è stato latitante in questi mesi, protetto e difeso dalla solidarietà dei suoi compagn@. Ieri alle 14.30 si è presentato in piazza al centro di Iruña dove era in corso una manifestazione con migliaia di persone per denunciare l’ennesimo atto repressivo da parte della spagna. Luis dopo aver salutato tutt@ attraverso un megafono è stato circondato dall’abbraccio e dalla solidarietà di Iruña, creando un muro del popolo, l’herri harresia il terzo di questo anno nei paesi baschi. Solo a tarda notte un immenso spiegamento di forze di polizia è riuscito con le cariche a rompere il muro e arrestare Luis. Certo gli herri harresia fin ora non hanno mai impedito un arresto, ma sono la dimostrazione di solidarietà più grande e pubblica che un condannato può ricevere, e la denuncia più visibile di assenza di democrazia in EH per il resto del mondo.
Un altro arresto a pochi giorni dall’operazione herrira, in cui furono detenuti 18 rappresentanti dell’associazione che si occupa dei diritti e del ritorno a casa dei prigienier@ politic@ basch@.
Un altro arresto che apre la settimana dei maxi processi contro il movimento basco, quasi 200 compagn@, giovani, responsabili di partiti, di associazioni, di herriko taberna coinvolti nell’operazione ‘tutto è ETA’.
Il primo di questi processi comincia oggi e coinvolge i\le giovani di SEGI, che già hanno scontato 50 anni di carcere preventivo e rischiano complessivamente altri 240 anni di detenzione. Tra questi anche Fermín , Artzai e Zuriñe che furono arrestati il 10 giugno del 2010 ed estradati in pochi mesi in spagna dopo una detenzione in alcuni carceri italiani.
Intanto oggi il processo si è aperto con un’ora e mezza di ritardo perchè alcun@ attivist@ si sono presentat@ in aula con magliette e palloncini arancioni in solidarietà con Luis.
Ancora una volta questa storia ci riguarda da vicino; nuovi arresti e altri processi, la spagna sorda e cieca continua senza sosta la repressione contro il paese basco, ma il muro della solidarietà non si rompe nemmeno oggi.
Qui il video dell’ herri harresia a Iruña
http://www.youtube.com/watch?v=P6VSRM10Uso
Qui un video di 4 giovani imputat* che non si presenteranno davanti all’ audiencia nacional, perché è un tribunale illegittimo e il processo farsa sarà costruito su dichiarazioni estorte sotto tortura.
Invitano a partecipare alla mobilitazione del 26 ottobre a Bilbo.
http://www.naiz.info/eu/mediateca/video/epaiketari-desobedientzia-egingo-diote-auzipetuetako-lauk
11 NOVEMBRE 2013 – PROCESSO PER LANDER E ANGERU
Finalmente è stata fissata la data del processo per Lander e Angeru,
sarà l’11 novembre a Madrid.
E’ una buona notizia considerando che la legislazione spagnola prevede fino a 4 anni di detenzione preventiva, mentre la pena richiesta dal pubblico ministero è di 3 anni.
Continuiamo a fargli sentire la nostra solidarietà scrivendo in carcere e seguendo la campagna per la loro liberazione e quella di tutte e tutti i prigionieri politici baschi!
LANDER eta ANGERU ASKATU!
EUSKAL PRESOAK eta IHESLARIAK ETXERA!
TUTTI LIBERE!
5 OTTOBRE – TANTAZ TANTA HERRIRA AURRERA
Ieri, decine di migliaia di persone scese in strada a Bilbo, hanno gridato forte che Herrira è l’intera popolazione basca, tutte e tutti sono parte del conflitto che dura da oltre cinquant’anni e denunciano la repressione che costringe tutt’ora in carcere più di 700 persone e che attraversa ogni generazione della società basca.
I/le 18 arrestat* di Herrira, sono stat* scarcerat* e mess* in libertà condizionale fino al processo, per 4 di loro è stata fissata una cauzione di 20.000 euro.
Il giudice ha comunque confermato, per almeno 2 anni, la chiusura delle sedi , dei siti internet, dei profili facebook e twitter riconducibili ad Herrira.
Nonostante la repressione nei confronti di attivisti e organizzazioni basche continui incessantemente da parte dello stato spagnolo, la popolazione basca ancora una volta si stringe intorno ai prigionieri e alle prigioniere politiche e al movimento popolare di Herrira.
Euskal Presoak eta Hiesleriak Etxera!
Herrira Aurrera!
Per altre info:
Da Naiz sul corteo di ieri
Il comunicato congiunto degli Euskal Herriaren Lagunak (EHL)
http://www.askapena.org/it/content/comunicado-conjunto-de-euskal-herriaren-lagunak-0
Due video su Herrira e sugli arresti di questi giorni
http://www.youtube.com/watch?v=V5mpPc1zpIM&feature=youtu.be
http://www.youtube.com/watch?v=6ffx9OiSi68&feature=youtu.be&a
10 ottobre SOSTIENI E PARTECIPA A UN CASO BASCO A ROMA
BORROKA DA BIDE BAKARRA
la lotta è l’unico cammino
DAJE LANDER!
HERRIRA AURRERA!
giovedi 10 via passino 24- Garbatella
ore 19.00 incontro
ore 20.30 cena
per non sprecare tempo e soldi la cena è su prenotazione, potete farlo scrivendo a uncasobasco@autistici.org
comitato un caso basco a roma
Solidarietà a Herrira colpita da arresti e repressione
30 settembre 2013
Questa mattina in Euskal Herria una grossa operazione repressiva ha portato all’arresto di 18 persone appartenenti a Herrira, l’organizzazione per la liberazione delle prigioniere e dei prigionieri politici baschi.
Centinaia di agenti della Guardia civil spagnola hanno fatto irruzione negli uffici di Herrira ad Hernani, Bilbao, Iruñea, Gasteiz e in alcune abitazioni.
Le accuse mosse contro i compagni e le compagne sono per ‘incitamento al terrorismo’, ‘appartenenza a banda armata’ e finanziamento di ‘banda armata’. Più semplicemente fanno riferimento all’organizzazione degli ongi etorri, atti politici che festeggiano il ritorno a casa de* prigionier* che hanno finito di scontare la pena ed escono dal carcere.
Contestualmente l’audiencia Nacional ha ordinato la chiusura di tutte le sedi di Herrira, dei siti internet,FB e Twitter e dei suoi conti correnti bancari.
La spagna è solita procedere con operazioni del genere, troppo spesso ha messo fuori legge giornali, radio, partiti, associazioni e collettivi giovanili. Sono ancora in corso processi giudiziari con accuse simili a quelle di oggi per appartenenza a quelle strutture.
Mentre Eta cessa definitivamente l’attività armata, e la sinistra indipendentista ha aperto un processo democratico di trasformazione interna, per la spagna il tempo sembra non passare.
Herrira non è una piccola struttura militante, ma una delle organizzazioni più larghe e rappresentative dell’intero Paese Basco. Attraverso un discorso pubblico, da anni, porta avanti campagne per il rimpatrio delle prigioniere e dei prigionieri politici baschi. Nei mesi passati anche il nostro comitato ha collaborato con Herrira, organizzando a Roma e a Teramo delle iniziative con uno dei loro portavoce, Josean Fernandez.
Josean è trai 18 arrestati di oggi; specialmente a lui, che abbiamo incontrato e conosciuto, va il nostro abbraccio solidale con l’auspicio di ritrovarlo presto libero, nelle strade e nelle lotte.
Fin da ora si stanno tenendo mobilitazioni in diverse città per manifestare ancora una volta l’infame politica spagnola volta a frammentare la lotta della popolazione basca, attraverso repressione, tortura, leggi speciali e complicità internazionali.
Ci uniamo alla rabbia dei compagni e delle compagne basche, complici e solidali con con gli arrestati e le arrestate, per la liberazione di tutt* i prigionieri e le prigionere politiche basche.
Lander Libero!
Josean Libero!
Tutti Libere!
Borroka da bide bakarra!
altri link
http://www.naiz.info/fr/actualidad/noticia/20130930/detienen-a-ekain-zubizarreta-en-andoain
http://www.contropiano.org/articoli/item/19382
UN INCONTRO LUNGO UN VIAGGIO – La repressione fa rima con dispersione
UN INCONTRO LUNGO UN VIAGGIO
La repressione fa rima con dispersione.
Ci siamo sempre detti che la battaglia contro l’estradizione di Lander era un modo per parlare del conflitto basco. Adesso che il nostro compagno è detenuto a Estremera vogliamo mantenere aperto questo spazio di discussione e approfondire i diversi aspetti di questa vicenda. Torneremo spesso sulla repressione nel paese basco e sulle condizioni eccezionali che subiscono i presos nelle carceri spagnoli e francesi. Con questo contributo vogliamo invece affrontare il tema della dispersione dal punto di vista dei famigliari e degli amic@ dei detenuti, le difficoltà, i rischi, i costi, la rabbia che si nascondo dietro ogni visita. Incontrare Lander ad Estremera ci sta dando la possibilità di conoscere molt@ “pendolari dei carceri”, viaggiare con loro, ascoltare le storie, condividerne i trattamenti particolari, i tanti controlli, i troppi km, gli scomodi riposi sui sedili e i veloci spuntini.
Per capire la portata del fenomeno è utile dare i numeri. Nel paese basco abitano 3 milioni di persone, più o meno come Roma, attualmente circa 700 di loro vivono una condizione di detenuti o esiliati. Considerando un numero altissimo di persone colpite dalla repressione nei periodi precedenti, possiamo affermare che ogni famiglia, comitiva, quartiere, piccolo centro, posto di lavoro nel paese basco abbia avuto a che fare con la questione carcere. I dati ci riconsegnano la gravità della situazione, una media cosi alta di prigionieri politici per abitanti ci fa venire in mente le stagioni dei grandi conflitti mondiali o i paesi che hanno conosciuto la sospensione di ogni diritto democratico sotto dittature. In ogni caso lontani da noi o perché datati in un altro secolo o in corso in paesi distanti. Numeri simili li conosciamo in Palestina, e solo questa affinità segna la serietà del tema. Il conflitto basco è in corso nel cuore dell’Europa e a condurlo sono la spagna e la francia, ritenuti paesi democratici e modelli sociali rispettabili. Proprio questi illustri coinvolgimenti fanno si che la questione basca venga sempre taciuta o dimenticata dalla comunità internazionale.
Entriamo nel merito della questione. Dal 1978 i diversi governi spagnoli e francesi hanno applicato una politica penitenziaria speciale e discriminatoria nei confronti dei prigionieri e delle prigioniere politiche basche. Una politica penitenziaria che non si attiene strettamente a dei criteri di legalità, come invece dovrebbe essere in uno stato di diritto, ma piuttosto a criteri di azione politica, e in particolare alle esigenze della cosiddetta politica antiterrorista. In questo modo il trattamento riservato ai prigionieri e alle prigioniere politiche basche non rispetta quelle garanzie previste dalla legislazione penitenziaria per tutti i detenuti, e questo in funzione di alcuni obiettivi politici. Torture fisiche e psicologiche, isolamento, impossibilità ad accedere all’ora d’aria, sono alcuni esempi. Una politica penitenziaria speciale che, pertanto, viene usata come strumento di pressione politica e sociale non solo contro il collettivo dei prigionieri e delle prigioniere politiche basche, ma anche nei confronti delle loro famiglie, dei loro amici e dei loro affetti.
Uno degli aspetti centrali di questa politica penitenziaria è la dispersione, che comincia dopo il fallimento dei colloqui di pace di Algeri del 1989 tra Eta e governo spagnolo. Per dispersione si intende lo spostamento dei prigionieri e delle prigioniere politiche basche in centri penitenziari distanti diverse centinaia di chilometri dal paese basco. Gli stessi pres@s sono inoltre divisi e separati in diversi moduli dello stesso carcere. L’obiettivo principale della dispersione è la rottura dell’unità dei detenuti politici. Nei paesi baschi viene definita come la “tortura bianca”. Ogni pres@ è sol@ di fronte alla sua condanna, deve gestire individualmente le dure condizioni imposte, le aggressioni fisiche, la mancanza di diritti. Ogni militante prima dell’arresto fa del vivere, agire e pensare collettivo la sua esperienza politica, nel gruppo definisce e rinnova la sua cultura politica, un sistema di valori, i comportamenti, cioè la capacità di affrontare situazioni difficili. La dispersione mira proprio alla rottura di questo vincolo comunitario, alla distruzione della volontà umana e della sua identità politica. La dispersione prova senza successo ad indebolire la tenuta e la convinzione dei prigionieri e delle prigioniere basche, sapendo bene quanto questa questione sia il motore e il collante del movimento basco sia dal punto di vista politico che sociale.
I governi di Madrid e Parigi con la politica della dispersione stanno andando deliberatamente contro la legislazione in vigore nei propri paesi, in base alla quale i detenuti devono poter scontare la pena in carceri relativamente vicine al luogo di residenza. Una vera e propria pena aggiuntiva per le prigioniere e i prigionieri che lede i minimi diritti umani riconosciuti formalmente dalle legislazioni europea, spagnola e francese in materia di politica penitenziaria, come riconosciuto da diversi organismi e osservatori internazionali come Human Rights Watch (Rapporto sulle misure antiterroriste in Spagna, Volume 17, febbraio 2005), il relatore speciale dell’Onu contro la tortura Theo Van Boven (Visita in Spagna E / CN.4 / 2004 / 56 / Add.2, febbraio 2004) o del relatore speciale dell’ONU per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta contro il terrorismo, Martin Scheinin (Rapporto A/HRC/10/3/Add.2 del dicembre 2008).
Una politica di dispersione che ha come corollario una complessiva maggiore difficoltà dei famigliari e amici nell’entrare in contatto con i propri cari rinchiusi nelle carceri, anche attraverso le forme e modalità previste e garantite dalle leggi spagnole e francesi per tutti gli altri prigionieri. Ridiamo un po’ i numeri. Attualmente i/le pres@s sono detenuti in 83 carceri diversi, ognuno di questi è diviso a sua volta in tanti moduli. Nello stato spagnolo sono detenuti 597 pres@s in 49 carceri. Nello stato francese sono detenuti 151 in 34 carceri. Nel paese basco ci sono solo 15 pres@s divisi in tre carceri diversi.
Se le condizioni dei prigionieri e delle prigionieri è fuori da ogni diritto possibile proviamo adesso a capire cosa significa la dispersione per le famiglie e i conoscenti che intendono visitarli. In quanto basch@ anche “i pendolari del carcere” subiscono trattamenti speciali. Le visite concesse sono quasi sempre meno di quelle concesse nello stesso carcere a un altr@ detenut@. La richiesta di autorizzazioni è molto lunga e faticosa e passa per la Secreteria General de Istituciones Penitenciarias, che spesso non concede la visita non offrendo giustificazioni altre rispetto a “motivi di sicurezza”. Il tempo della visite settimanali è di quaranta minuti. Le visite sono fatte in ambienti chiusi e divisi da uno spesso vetro che impedisce il contatto. Sono previste delle visite più lunghe con i familiari in stanze che permettono il contatto fisico, chiamate vis a vis, ma anche in questo caso senza nessuna giustificazione possono essere cancellate a discrezione all’ultimo momento. La corrispondenza è un altro strumento di controllo. I/le pres@s sono limitati nel numero della corrispondenza che possono inviare e ricevere. Scrivendo molto in basco a volte le lettere non vengono fatte entrare o spedite per i soliti motivi di sicurezza, per la difficoltà di traduzione. I pacchi con libri, abbigliamento, musica, affetti personali subiscono un controllo straordinario e vengono consegnati in cella con ritardo rispetto alle norme previste. Molti sono i casi in cui il/la detenut@ viene trasferit@ poche ore prima della visita in un altro carcere senza informare né gli avvocati né i famigliari, costringendo questi ultimi a viaggi lunghissimi a vuoto. Infine va sottolineato l’atteggiamento ostile e provocatorio che tiene il personale penitenziario nei confronti dei famigliari in quanto basch@.
Per capire ancora meglio la dispersione riportiamo dei dati tratti dal rapporto mensile del mese di giugno di Etxerat sulla situazione attuale.
93 prigionieri e prigioniere sono reclusi in carceri tra i 1000 e i 1.100 chilometri da Euskal Herria
147 tra gli 800 e i 1.000 chilometri
113 tra i 600 e gli 800 chilometri
133 tra i 400 e i 600 chilometri
80 si trovano a meno di 400 chilometri da Euskal Herria
un prigioniero politico basco si trova in confino in un paese a 900 chilometri da Euskal Herria
6 in altri tre paesi lontani da Euskal Herria
Sui costi economici e sociali della dispersione (stime relative al 2010):
Chilometraggio medio dei viaggi realizzati da ogni famiglia per le visite
Settimanale: 1.223 km
Mensile: 5.300 km
Annuale: 63.599 km
Chilometraggio complessivo per le visite:
Settimanale: 914.854 km
Mensile: 3.964.367 km
Annuale: 47.572.408 km
Spesa media di ogni famiglia:
Settimanale: 377,94 €
Mensile: 1.637,75 €
Annuale: 19.653,00 €
Spese complessive a carico delle famiglie:
Settimanale: 282.700,98 €
Mensile: 1.225.037,58 €
Annuale: 14.700.450,96 €
I numeri ancora una volta ci riconsegnano il peso della questione. Tornando alla premessa iniziale che la cittadinanza basca è direttamente o indirettamente coinvolta nel problema detenzione e dispersione, ogni sabato o domenica si muove dal paese basco verso lo stato spagnolo e quello francese un elevatissimo numero di persone. Le distanze cosi lunghe aumentano i rischi della strada. Dal 1982 al 2007 sono morte 16 persone di ritorno da una visita dal carcere. In totale il numero degli incidenti registrato è 267. Aggiungiamo a questo che per una famiglia di un/a pres@ occorre uno stipendio sostanzioso al mese solo per provvedere alle visite. Il movimento basco ha saputo organizzarsi anche questa volta per non lasciare da soli né i/le pres@s né le famiglie. Gran parte di questo lavoro è coordinato da Exterat, l’associazione che riunisce i famigliari dei prigionieri e delle prigioniere politiche basche, e da Herrira, l’organizzazione che si batte per il ritorno nei paesi baschi dei pres@s. Non si contano più invece le proposte di legge, interrogazioni parlamentari, denunce, ricorsi presentati da esponenti politici baschi al parlamento spagnolo, francese ed europeo. Tutte per il momento ignorate. La sensibilità rispetto al tema e la solidarietà nei confronti dei prigionieri e delle prigioniere è talmente diffusa che nel paese basco ognuno prova a dare una mano. Da anni sono attivi i Mirentxin gidariak, furgoncini guidati da volontari che ogni fine settimana raccolgono famigliari e amic@ dei/lle detenut@ in base alla destinazione del carcere. I parenti e gli/le amic@ così riuniti evitano di affrontare soli grandi distanze e alti costi, e in questi furgoncini vive l’unità del paese basco che nessuno può disperdere.
Per saperne di più
www.uncasobascoaroma.noblogs.org
24 agosto – visita a Lander nel carcere di Estremera
La battaglia per la libertà di Lander e di tutt* i/le compagn* basch* non si arresta.
Dalla Palestina a Euskal Herria – La solidarietà non è un reato!
ELKARTASUNA EZ DA DELITUA!
IGOR ASKATU !
In questi giorni nel campo profughi di Aida, in Palestina, si svolge come ogni anno il campo di solidarietà organizzato dal centro Amal al Mustakbal. Trai partecipanti anche giovani internazionali che riconoscono nella lotta della causa palestinese la stessa lotta portata avanti nei propri contesti.
Venerdì scorso durante una delle consuete manifestazioni contro il muro dell’apartheid, nel villaggio di Al Ma’sara, due palestinesi e due solidali internazionali sono stati fermati e arrestati dall’esercito sionista.
Il ragazzo italiano è stato rilasciato ieri mentre Igor, il ragazzo basco, ha passato l’intera giornata in una stazione di polizia nei pressi di Hebron. Successivamente è stato trasferito presso la stazione di polizia aeroportuale di Ben Gurion-Tel Aviv Jaffa, dove aspetta di essere deportato in Spagna.
Lunedì 19 a Gasteiz ci sarà un presidio di solidarietà con Igor.
“Elkartasuna ez da delitua, Igor askatu!”
astelehenean konzentrazioa Gasteizen
Badirudi gaur, larunbat arratsaldez, Angelo italiarra askatuko dutela sionistek, eta esan digutenaren arabera baliteke ere Igor bihar arte (igandera arte) ez askatzea. Hori gertatuko balitz ziur aski bihar bertan deportatuko lukete.Gogoratu Igor Goikolea euskal brigadistaren atxiloketa salatzeko konzentrazioa burutuko dugu datorren astelehenean Gasteizko Anda Mari Zuriaren plazan 20:00etan.
Elkarretaratzea “Elkartasuna ez da delitua!”, “Igor Askatu!” “Palestina aurrera!” lemapeetan izango da eta Askapenatik dei egiten diegu eragile sozial, politiko eta norbanakoei salaketan parte hartzeko.
Igor askatu!
Elkartasuna ez da delitua!
Palestina aurrera!
Segun nos han dicho desde Palestina lo más probable es que Igor no sea liberado hasta mañana (domingo) tras lo que podría ser deportado.
Por otra parte las misma fuetnets nos han comentado que podrían dejar en libertad al militante internacionalista italiano (Angelo) durante la tarde de hoy sábado.
Recordar que el próximo lunes realizaremos una concentración en denuncia de la detención en Palestina del brigadista gasteiztarra Igor Goikolea por parte del ejército sionista.
La convocatoria se realizara a las 20 horas en la Plaza de la Virgen Blanca de Gasteiz bajo los lemas “Elkartasuna ez da delitua!”, “Igor Askatu!” “Palestina aurrera!”.
Desde Askapena hacemos un llamado a movimientos sociales, políticos y a todas y todos los internacionalistas para que se sumen a la denuncia.
Igor askatu!
Elkartasuna ez da delitua!
Palestina aurrera!
più info su
http://freepalestine.noblogs.org/
IGOR LIBERO – LANDER LIBERO – TUTTI LIBERE!
Daje Lander dalla Val Susa che resiste!
Val di Susa agosto 2013
Daje Lander sui muri della Valle, aspettando di ritornarci nuovamente insieme!
Dal presidio del Vernetto, che monitora gli spostamenti dei tir verso il cantiere..
Dai sentieri violati dalle truppe d’occupazione, che da Giaglione portano dentro ai boschi della val Clarea..
Dalla centrale idroelettrica di Chiomonte, dove continua il campeggio di lotta davanti ai cancelli del cantiere..
No TAV – Ez AHT
Lander Libero! Giobbe Libero!
Tutti Libere!
AURRERA!
MARTXA eta BORROKA – Un caso basco a Roma 3 giorni in Euskal Herria
Il comitato un caso basco a Roma per tre giorni di martxa eta borroka, lotta e allegria, in Euskal Herria.
Santutxu e Errekalde
Andare a Bilbao, dopo che per anni abbiamo cercato e sperimentato forme di gemellaggio e condivisione politica con i compagni e le compagne che abitano questa città, non si può nascondere, restituisce sempre forti emozioni.
Sentirsi a casa, trovarsi circondati da sorelle e fratelli che vivono situazioni simili alle nostre, ma che soprattutto sperimentano cambiamenti profondi della società, trasforma quell’ inclinazione al turismo politico in un quasi ritorno a casa. Il tutto si rafforza nei due quartieri in cui siamo stati con la recente trasferta fatta dal comitato, Santutxu e Errekalde.
A Santutxu, oltre ad aver ritrovato tutti quei volti con i quali abbiamo condiviso marce e cortei negli anni precedenti, ci ha accolto la festa del quartiere e con essa vie e bar sempre piene di gente che partecipava con entusiasmo alla costruzione di questo evento. Sentire comune, non dimenticare quei compagni e quelle compagne che, privati della loro libertà, non possono essere presenti, non possono fare turni alle txosnak, non possono montare il palco, organizzare dibattiti, eventi culturali, non possono concedersi quei momenti di allegria che accompagnano la nostra lotta. E quindi è a loro che è stato dedicato il presidio a cui abbiamo partecipato venerdì ed a loro abbiamo dedicato quel goccio di txakoli versato in terra alla fine del corteo.
Poi lo spazio per la festa, per i gruppi musicali del quartiere (e non solo) , per i quasi litri di birra contenuti in immensi bicchieri talmente pesanti da tenere (e bere) da soli, che sembrano fatti apposta per legare subito con chi ti circonda nella piazza centrale del quartiere.
L’ultimo giorno riusciamo anche ad assistere ad una delle famosissime prove di forza basca: 8 squadre di uomini, dalle sembianze mitologiche competevano nello spaccamento di pietre.. effettivamente sport difficile al quale appassionarsi, seguito principalmente dai parenti degli agonisti, ma ai quali Lander ci aveva avvicinato e raccontato con l’entusiasmo e l’ironia che lo contraddistinguono sempre quando ti parla della sua terra.
Ad Errekalde ci arriviamo tutt* insieme solo domenica. La temperatura ricorda incredibilmente quella romana (a Bilbao non pioveva sempre?!?), ma il refrigerio dell’Herriko Taberna e l’accoglienza dei compagn* che ci aspettavano, quasi non ti ci fa pensare. Poi però passi davanti al Kukutza. L’evidenza ci costringerebbe a dire “di ciò che ne rimane”, una spianata di detriti ammassati che lascia un buco non solo nei nostri corpi, ma anche nella composizione di quell’isolato. La scritta che recita il quartiere non perdona e non dimentica, ci fa capire come quell’incredibile spazio occupato, casa di decine di progetti, è ancora lì, con i suoi murales giganti e la sua palestra d’arrampicata, con la sua osteria, il suo laboratorio artistico e le sue piccole abitazioni lassù in cima!
A badare a noi, ai nostri spostamenti, ai nostri bote, al nostro sentirci a casa, Irati, nostra compagna instancabile. Aver condiviso con lei queste giornate ha saldato ancora di più quel legame indissolubile che per due anni si è costruito qui a Roma. Che al di là della vicenda di Lander, l’ha vista partecipe di decine di mobilitazioni nella nostra città e non solo, e che ha fatto in modo che la questione basca tornasse a dialogare con le lotte animate recentemente.E allora, sorella nostra, il primo grazie va necessariamente a te, a quel pezzetto di comitato che adesso è tornato a casa, in una delle tante che insieme abbiamo trovato in questi due anni; il secondo ai compagni e le compagne di Errekalde, per quella paella infinita che ci siamo mangiati a pranzo e perché è evidente che da quella serranda bisogna uscire, perché troppo piccola per contenervi tutt* e perché abbiamo tutt* bisogno di un nuovo Kukutza. Grazie infine alle sorelle e fratelli di Santutxu, avervi rivisto tutt* insieme, aver tifato con voi perché il vostro video arrivasse primo, aver discusso di come la repressione continui nonostante il lento processo di pace in corso, ci ha restituito una grande forza, ma soprattutto ci ha mostrato la compattezza di una comunità che ha accolto di nuovo Irati, e che aspetta, come noi, di riabbracciare presto Lander, e di rivederlo girare libero per le sue strade.
La visita a Lander
Avevo visto Lander l’ultima volta il 27 aprile, il giorno dell’estradizione. Eravamo in una stanza della questura di Roma. Dopo ore di attesa e trattativa, decisi di scendere un momento per aggiornare i compagn@ in presidio rispetto alle novità in corso. Avevo scelto il momento sbagliato, tutto era saltato, quando sono risalito Lander era già in viaggio verso l’aeroporto. In questi mesi non ci siamo fermati. Il nostro comitato ha continuato a sostenerlo, scrivendogli, denunciando la sua situazione con azioni, continuando a tenere alta l’attenzione con manifesti e concerti. Stretti in una morsa obbligata tra rabbia e ragione, stiamo provando a mantenere uno spazio aperto di discussione a Roma su Lander, sulla condizione dei troppi prigionieri baschi e del conflitto storico che li vede lottare da sempre per la libertà del loro paese. Così, un po’ perché ce lo meritavamo un po’ per orientarci meglio sul lavoro da fare, ci siamo regalati tre giorni euskera. Tra Bilbo e Lekeito, tra martxa eta borroka (lotta e allegria), abbiamo rincontrato e conosciuto tante facce e tante storie, che ci danno animo e convinzione propri solo di chi sta dalla parte giusta. Solo di chi ha avuto la fortuna di conoscere e diventare amico di Irati e Lander.
Poco tempo prima di partire abbiamo dovuto scegliere due nomi da Roma per l’elenco dei visitatori, quelli che potranno entrare presso il carcere dove è detenuto Lander, nei prossimi mesi. Uno di questi sono io, e di questo non ringrazierò mai abbastanza i miei compagn@. Cosi durante questi giorni baschi sono partito per Madrid con il fratello e un suo amico verso il carcere di Estremera. La poca attenzione del controllo di turno e una buona dose di fortuna hanno fatto il resto. Documento, foto, impronte digitali e tutti dentro. A sentire i baschi un miracolo. L’effetto sorpresa è stato devastante. Lander non ci aspettava tutti insieme e subito l’incontro si è trasformato in una festa. Il vetro che ci divideva è spesso e il citofono certo non restituisce il giusto grado di intensità ad ogni emozione, ma quelle ultime barriere ci sono sembrate poca cosa. In quaranta minuti spesso ci siamo parlati sopra. Io ero l’unico a parlare in romanaccio ma mi sono fatto valere contro il loro euskera, che mai mi è sembrato cosi gentile e intimo. Lander era felicissimo di saperci nella sua Bilbo, nella sua Lekeito, con i suoi compagn@ e la sua famiglia. Sa del lavoro che stiamo portando avanti e che c’ero io solo perché tutti insieme non si può andare. Ringrazia per la solidarietà manifestata nella sua permanenza a Roma, ha un bel ricordo anche di quella maledetta giornata di aprile. Ha il volto pieno e rilassato, è aggiornato su ogni questione che riguarda Roma, il Paese Basco e il suo Athletic. Riceve molta posta e sente spesso i compagn@ nelle chiamate che ha a disposizione. Il suo regime di detenzione normale gli permette la mattina di correre e andare in palestra, partecipare a dei corsi di formazione, in particolare di lingue. Pranza e cena con altri due detenuti politici baschi e questo gli da molta forza. C’è pure una compagna dell’ala femminile che però non possono incontrare. Legge, ascolta la radio e tra poco riceverà anche una televisione. Veste magliette politiche o almeno per il momento gli è permesso. Estremera si trova a settanta kilometri da Madrid, intorno sembra un vero e proprio deserto, senza colori ne profumi. Cosi lontano, anche in questo, dal Paese Basco cosi pieno di foreste, fiumi, mare e montagne. Ho avuto questo pensiero stupido ripartendo dal carcere, senza sapere nemmeno se Lander ha una finestra o gli permesso guardare fuori. Ma tant’è. L’immagine che mi porto dentro di quei quaranta minuti è il sorriso perenne di Lander. Questo ho provato a trasmettere ai compagni che mi hanno fatto questo regalo, e al nipote piccolo che dopo poche ore mi chiedeva in lacrime perché lo zio a cui vuole tanto bene, non era lì con tutti noi. Quel sorriso l’ho imparato a conoscere quando l’ho incontrato a Regina Coeli, ce lo ha poi regalato davanti a quel cancello mentre lo scortavo per essere estradato, l’ho rivisto sabato. Sta lì ed è per tutti. So che “Lander sta bene” vuol dire poco e che è ingiusto pensarlo. Bene non può stare un detenuto. Bene non sta chi lotta per la libertà e si trova prigioniero. Bene non sta chi è lontano dal suo paese, dai suoi affetti, dai suoi compagn@. Bene non sta chi ha superato un anno di detenzione senza nemmeno essere stato condannato e senza neppure sapere l’inizio del processo. Lander dice sempre che il conflitto basco è una lotta contro due stati potenti, la Francia e la Spagna. Sarà questo genere di consapevolezza che fa vivere diversamente la repressione che subisce ogni militante basco; sarà che la detenzione in carcere è una condizione che un basco vive in ogni famiglia, quartiere, paese piccolo o grande che sia, da sempre; sarà che in fondo questi baschi so strani. Sarà che in questa condizione non c’è nulla di retorico. Sarà ma a chi mi domanda come sta Lander? Rispondo che sta bene e che per esserne sicuro il 24 agosto, con tutto il comitato, torneremo a trovarlo.
“Fermare l’estradizione non era solo una vittoria, era scrivere un pezzetto di storia. Forse essere stati cosi vicini dal raggiungere l’obiettivo da più rabbia e impotenza”
Davide
Un caso basco a Roma
Lekeitio, 20 luglio 2013
Lekeitio o Lekitto come dicono da queste parti, è una cittadina del nord della Biscaglia, che si affaccia sull’Oceano Atlantico con due spiagge divise da un isolotto verde scuro al centro della baia.
La marea sale verso sera e il promontorio si può raggiungere camminando..
Volevamo proprio venirci a Lekitto, perchè da qui viene la famiglia di Lander, qui sapevamo di incontrare altri amici e compagni suoi e quindi anche nostri. Molt* di noi avevano sentito parlare di questo posto quando a Roma nel 2010 è stata arrestata Zuriñe, anche lei di Lekitto, insieme ad Artzai e Fermin. Abbiamo cominciato a conoscere questo pezzo di costa basca ascoltando i racconti della sua famiglia nei mesi che hanno trascorso a Roma per le visite nel carcere di Rebibbia. E poi i racconti sono continuati quando abbiamo conosciuto Lander e Irati e, attraverso di loro, pezzi di storia, cultura, tradizioni basche.. dalla marmitaka di tonno alla festa del papero:)
Arriviamo dopo un ora di pullman da Bilbao e tante curve in mezzo ai boschi.
Ad aspettarci c’è il nipote di Lander con un sorriso enorme di chi percepisce l’importanza di un momento come questo, a dispetto dei suoi 5 anni di età. Attraverso gli amici italiani gli viene restituito un po’ di quello zio strappato a forza, esattamente come noi ci riprendiamo un po’ di Lander nelle parole e negli abbracci dei suoi compa e della sua famiglia.
Sabato 20 luglio a Lekitto è prevista un’ iniziativa di Herrira, l’organizzazione per la liberazione delle prigioniere e dei prigionieri politici baschi.
Un grande striscione apre la piazza e ringrazia in italiano, siamo così emozionati che neanche ce ne accorgiamo, ci passiamo sotto, scendiamo le scalette e cominciano i rincontri, gli scambi e i saluti.
C’è il pranzo in piazza, centinaia di persone di ogni generazione, tutt* con la maglietta blu che chiede il ritorno a casa dei presoak di Lekitto, c’è la zuppa di tonno e patate e decine di dolci deliziosi fatti in casa dalle mamme..
Verso sera parte il corteo che si snoda per i vicoli fino al porto. Nelle strade gli striscioni, le bandiere, gli adesivi, tutto ci ricorda, se mai ce ne fosse bisogno, che la repressione in Euskal Herria deve finire, che chi è reclus* deve essere liberat* e chi è esiliat* deve poter tornare a casa.
Senza la loro libertà non saremo mai liberi e libere.
La manifestazione si conclude tornando nella piazza principale, ci invitano a salire sul palco insieme alle famiglie de* prigionier*.
Il comitato ‘Un caso basco a Roma’ prende parola, una parola tanto piccola quanto grande, invece, è l’emozione.
“Eskerrik asko
scusate se non parliamo in euskera.
Siamo molto felici di essere qui con voi oggi e vogliamo dirvi che la vostra lotta è anche la nostra.
Oggi in Italia è stato un giorno di resistenza contro il TAV, i treni ad alta velocità.
La repressione ha fatto molti arresti e feriti, a tutti e tutte loro va la nostra solidarietà.
Vogliamo anche ricordare che oggi è il 20 luglio.
Il 20 luglio del 2001 nel g8 di Genova la polizia ha ucciso il nostro compagno Carlo Giuliani e questo saluto è per lui.
Continuiamo combattendo insieme, fino alla vittoria!
zuen borroka gure borroka da
Lander ta besteak askatu!”
qui il video di Herrira
http://www.youtube.com/watch?v=XSUN2kXKycY
Bilbao contro il processo delle “Herriko Taberna” – 9 luglio 2013
GIUDIZIO 35/02 “IL DIRITTO PENALE DEL NEMICO”
Il 9 luglio 2013, presso la sede del Collegio degli Avvocati di Bizkaia, a Bilbao, un gruppo di personalità basche di varia appartenenza politica e provenienti da diversi ambiti (giuristi, giornalisti, docenti universitari e membri di organizzazioni della società civile) hanno presentato un manifesto relativo al giudizio 35/02, più noto come delle “herriko taberna”. Un giudizio che il prossimo 17 ottobre presso la famigerata Audiencia Nacional vedrà iniziare il processo a 40 esponenti della sinistra indipendentista e di associazioni culturali, sportive ed enogastronomiche, accusati di assurdi reati relativi alla gestione economica delle Herriko Taberna (i “Bar del Popolo”, sedi di aggregazione sociale della sinistra indipendentista), e addirittura di appartenenza a banda armata, rischiando così dure pene detentive.
Nel manifesto si evidenzia come questo processo si basi esclusivamente su speculazioni degli inquirenti e sui referti della polizia. Un giudizio che inoltre si è caratterizzato per numerosi eccessi giudiziari e della polizia durante i 10 anni di indagini, comminando in questo modo una pena aggiuntiva anticipata a chi ancora deve essere processato. Secondo le personalità che hanno presentato questo manifesto il giudizio 35/02 rappresenta un caso evidente di “Diritto penale del nemico”, frutto di una vera e propria persecuzione politica e incompatibile con uno Stato di diritto democratico europeo degno di questo nome.
Per questi motivi i firmatari e le firmatarie del documento chiedono che il processo si chiuda con l’assoluzione di tutte le persone accusate, e, più in generale, la fine dell’applicazione del “diritto penale del nemico” in tutti i processi che riguardano gli attivisti e le attiviste delle organizzazioni sociali e politiche della sinistra indipendentista basca, nel rispetto del pluralismo politico e tenendo in considerazione la nuova fase che si è aperta con la fine della lotta armata di ETA e le conseguenti possibilità di sviluppo di un reale processo di democratizzazione dello scenario politico basco. I firmatari rivolgono un appello a persone di diversa appartenenza politica affinché si uniscano alla loro richiesta di terminare una volta per tutte con i processi politici utili solo ai nemici della pace.
http://es.scribd.com/doc/152642508/Manifiesto-sumario-35-02-Herriko-tabernas
SENZA LA LORO LIBERTA’ NON SAREMO MAI LIBERE E LIBERI!
IRUÑA – Martxa eta Borroka – 6 luglio 2013
IRUÑA – CONTINUA LA MOBILITAZIONE CONTRO LA REPRESSIONE
ROMA SOLIDALE CON COMPAGN* DI IRUÑA – 1.07.2013
HERRI HARRESIA ERAIKITZEN!
Oggi di fronte al colosseo, il comitato “un caso basco a roma” è tornato ad esprimere solidarietà ai compagni ed alle compagne basch*.
In questi giorni infatti 6 compagn* di Iruña, del movimento giovanile basco, rischiano di entrare nelle carceri dello stato spagnolo esclusivamente per la loro appartenenza ad un organizzazione politica.
Per questo come già è accaduto negli scorsi mesi a Donostia e Ondarroa si è formato un muro popolare (herrri harresia), dove centinaia di persone si riuniscono in presidio permanente per frapporsi tra gli imputati e la polizia foral di Navarra ed impedire il loro arresto.
Negli ultimi anni la criminalizzazione del movimento giovanile basco(prima Segi ora Ernai) è stato al centro dell’agenda politica degli apparati repressivi dello stato spagnolo fin da quando nel 2007 l’organizzazione Segi è stata dichiarata illegale.
Da quel momento centinaia di giovan* basch* sono stat* perseguitat* e arrestat* per la loro appartenenza all’organizzazione giovanile. Nei prossimi mesi oltre ai 6 ragazzi di Iruña, altri 3 giovani di Bilbao rischiano fino a 14 anni di carcere e da ottobre altri 40 giovani indipendentist* saranno sottopost* a giudizio, non lasciamol* sol*.
euskal gazteria aurrera !
libertà per tutte e tutti i prigionieri politici baschi !
Roma – 26 giugno 2013 GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA TORTURA
Il comitato un caso basco a Roma ha deciso di contribuire alla giornata.Un ponte di Roma oggi ha parlato euskera.
Troppi sono i paesi in cui la tortura viene utilizzata. Come in italia anche in spagna questa infamità viene condotta nell’impunità ,forti di questo le forze di controllo utilizzano questo strumento contro i militanti baschi per estorcere finte prove di colpevolezza e successivamente condannare i compagn@ coinvolti. La spagna è stata più volte condannata dalla comunità europea, ma continua la sua repressione dell conflitto basco utilizzando la tortura. Fuori da ogni norma che regola i diritti umanai la spagna continua a imporre 5 giorni di incomunicazione ai militanti baschi che arresta, in questi 5 giorni oltre non dare infiormazioni sull’arresto, i compagn@ non possono ricevere né medici né avvocati e spesso denunciano di aver subito atti di tortura. In questa giornata il nostro pensiero e la nostra solidarietà vanno al nostro compagno Lander, a tutt@ i prigionier@ politic@ basch@, a tutte le vittime di tortura.
BASTA TORTURA NEL PAESE BASCO TORTURARIK EZ