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★ 29 GENNAIO, CONTESTAZIONE ALLA REALE ACCADEMIA “L’INFERNO DI DANTE”

  • Gennaio 29, 2013 00:41

FERMIAMO L’ESTRADIZIONE DI LANDER FERNANDEZ!

Siamo qui oggi per denunciare che nel cuore dell’Europa c’è uno Stato che viola indisturbato i diritti umani: la Spagna.

Dal 2009 il movimento basco promuove il processo di risoluzione del conflitto con lo Stato spagnolo e con quello francese. Nell’ottobre 2011 importanti  personalità internazionali come Kofi Annan e Gerry Adams hanno firmato una Dichiarazione Internazionale di Pace per i Paesi Baschi. Successivamente l’ETA ha dichiarato la cessazione definitiva dell’attività armata e si è resa disponibile al dialogo. Nonostante ciò, lo Stato spagnolo prosegue con la sua politica di repressione del movimento.  Ad oggi sono più di 600 i prigionieri politici baschi detenuti nelle prigioni spagnole. La battaglia contro l’estradizione di Lander vuole essere il nostro contributo al processo di pace.

Lander Fernandez, è un militante politico per la dignità e la libertà del Paese Basco. Da oltre dieci anni è perseguitato dalle autorità spagnole che reprimono ogni forma di dissenso con il carcere e la tortura. Gli attivisti baschi sono ricercati ovunque per essere estradati in Spagna in accordo con le diplomazie degli altri paesi, che violano ogni forma di garanzia consegnandoli alla prepotenza dell’ingiustizia spagnola.

Dal giugno 2012 Lander è detenuto agli arresti domiciliari a Roma in attesa che la giustizia italiana si esprima sulla richiesta di estradizione. In questi mesi abbiamo avviato una campagna contro l’estradizione e per svelare la natura “politica” del processo intentato a Lander nelle aule dell’Audiencia Nacional di Madrid.

Nell’udienza dell’8 gennaio 2013 la Corte d’appello di Roma ha espresso parere favorevole all’estradizione. La Corte d’Appello  non ha preso in considerazione le denunce e le iniziative relative al caso:

– il procedimento che si vuole celebrare in Spagna a carico di Lander prende il via da una dichiarazione estorta sotto tortura al suo coimputato Aingeru Cardano;

– l’episodio di tortura è stato raccolto nel Rapporto anno 2005 del Relatore Speciale dell’ONU per la Tortura Theo Van Boven;

– contro l’estradizione si è mobilitata l’opinione pubblica con la stesura di un appello sottoscritto da intellettuali e deputati della Repubblica italiana;

– Il tribunale speciale di Madrid, l’Audiencia Nacional, è un organo giurisdizionale al di fuori di ogni norma europea.

Nell’Europa delle banche e dell’austerità, si consuma una nuova ingiustizia e ancora una volta gli interessi diplomatici di due stati calpestano i diritti delle persone. Il processo di estradizione contro Lander è una attacco alla libertà di tutti.

Per questo, facciamo appello a tutte le realtà sociali e democratiche, per dimostrare ancora una volta che contro la repressione nessun@ è solo.

Lander libero! No all’estradizione! Lander askatu! Estradiziorik ez!

DANTE

★ 29 GENNAIO, PRESIDIO AL CONSOLATO SPAGNOLO (NAPOLI)

  • Gennaio 29, 2013 00:35

Lander libero! presidio al consolato spagnolo di Napoli:

http://caunapoli.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1242%3Afermiamo-lestradizione-di-lander-fernandez&catid=42%3Acomunicati&Itemid=80

presidio-lander-prigionieri_napoli

 

FERMIAMO L’ESTRADIZIONE DI LANDER FERNANDEZ

Martedì manifesteremo sotto al consolato spagnolo di Napoli, per protestare contro l’estradizione di Lander Fernandez, un rifugiato basco che vive in Italia da anni.

Lander è accusato dallo Stato spagnolo di “terrorismo con bottiglia incendiaria” per aver dato fuoco ad un autobus vuoto durante un corteo avvenuto nel 2002, un’azione che, persino secondo il verbale della polizia, non avrebbe prodotto “alcun tipo di rischio per la vita o l’integrità fisica di nessuna persona”. Non ci sono prove concrete contro Lander, l’unica ragione per la quale si è aperta l’indagine contro di lui è che il suo nome è stato estorto con la tortura durante l’interrogatorio di un militante della sinistra indipendentista basca.

Se venisse processato in Spagna, con tutta probabilità, a Lander sarebbe comminata una pena di non meno di 4 anni e mezzo: com’è evidente si tratta di un tempo lunghissimo soprattutto se commisurato a un’azione che ha comportato il danneggiamento a cose e non a persone e considerato il fatto che ha già scontato in Italia quasi un anno di arresti domiciliari. Questo perché quello che si vuole far pagare a Lander non è tanto il reato che avrebbe compiuto, quanto la sua appartenenza e le sue idee politiche.

Perché Lander non deve tornare nello stato spagnolo? Perché nelle carceri e nei commissariati spagnoli si tortura. Perché i prigionieri politici – rinchiusi a centinaia nelle carceri francesi e spagnole – vengono sottoposti ad un regime carcerario durissimo: sono di fatto impedite le visite con i familiari e i contatti con l’esterno. Questi abusi sono stati più volte riportati nei resoconti dell’ONU, Amnesty International e Human Rights Watch.

Martedì saremo sotto al consolato spagnolo per infrangere un muro del silenzio, per denunciare che nel cuore dell’Europa c’è uno Stato che viola indisturbato, ormai da decenni, i più elementari diritti umani.

Al fianco dei popoli in lotta, al fianco di chi resiste!

Lander libero! Lander askatu!
Libertà per tutti i prigionieri politici!

Martedì ore 11
Presidio al consolato spagnolo a Napoli (Via Dei Mille, 40)

Euskal Herriaren Lagunak (Amici e Amiche del Paese Basco) – Napoli

★ 20 GENNAIO, Giovane basco estradato dall’Italia, ma in Spagna ora rischia la tortura

  • Gennaio 20, 2013 11:41

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/20/litalia-estrada-giovane-basco-ma-in-spagna-ora-rischia-tortura/474775/

Giovane basco estradato dall’Italia, ma in Spagna ora rischia la tortura

Mobilitazione di associazioni e giuristi per il caso di Lander Fernandez Arrida, accusato di aver bruciato un autobus vuoto e in sosta nel 2002. La corte d’appello di Roma dice sì alla richiesta di Madrid, ma il suo caso sarà trattato dall’Audiencia nacional, il tribunale speciale riservato ai terroristi dell’Eta, spesso nel mirino delle organizzazioni dei diritti umani

La quarta sezione penale della Corte d’Appello di Roma ha espresso parere favorevole per  l’estradizione verso la Spagna di Lander Fernandez Arrida, 32enne basco accusato di aver dato fuoco a un autobus nel 2002 a Bilbao, nel quadro di un insieme di azioni dimostrative di strada. Se la Cassazione confermerà e se la decisione politica sarà quella di estradarlo, Lander sarà consegnato al tribunale dell’“Audiencia National”: secondo molti osservatori internazionali. negli interrogatori di coloro che sono accusati di collegamenti o complicità con l’Eta il rischio dimaltrattamenti o tortura è reale. Una storia che fa luce su un “buco nero” del diritto spagnolo: ladetenzione “incommunicada”. E di cui l’Italia  rischia di rendersi complice.
Le motivazioni della Corte non sono ancora note, ma molte circostanze lo erano da tempo. Per inquadrare il “caso Lander” nella sua gravità e complessità è necessario un passo indietro. Il fatto, anzitutto. Nel 2002 Lander ha poco più di vent’anni, simpatizza con un movimento che si chiama “Kale Barroka” (“violenza di strada”). Il 20 febbraio di quell’anno, nel corso di una serie di azioni dimostrative, lancia una bottiglia incendiaria contro un autobus vuoto e in sosta, incendiandolo. “Kale Barroka” per alcuni non è nemmeno un movimento, ma un semplice slogan. Ma il fatto avviene in un periodo in cui l’Eta si fa sentire e questo basta all’Audiencia National – il tribunale specialeche ha sede a Madrid – a stabilire che ci sia “contiguità” con l’organizzazione terroristica basca.Inizia così un lavorìo di pressione e di forzatura del caso – a tratti parossistico – dove la qualificazione del reato può giocare un ruolo decisivo. Perché per estradare Lander da un paese, l’Italia, dove il reato di danneggiamento è già prescritto è necessario dimostrare l’aggravante “terroristica”. Un compito assai tortuoso, che spiazza in prima battuta gli stessi magistrati italiani, specie quando leggono sul verbale delle autorità di polizia basche che “l’azione non ha prodotto alcun tipo di rischio per la vita o l’integrità fisica di nessuna persona”.  Dimostrare i rapporti con l’Eta è ancora più arduo, il gesto non l’ha mai rivendicato nessuno. E se i colleghi spagnoli non forniscono ulteriori elementi probatori, la magistratura italiana prende tempo.
La controversia giuridica, o meglio, l’accanirsi a dimostrare un “danneggiamento terroristico”, mette a nudo un problema, affatto secondario, che vede la Spagna al confine tra la lo Stato di diritto e la pre-modernità. L’Audiencia National è un caso unico in Europa, soprattutto per la sua possibilità di autorizzare la detenzione “incommunicada”, cioè senza possibilità di accesso ad avvocato o allo stesso magistrato, in termini di rischio di violazioni dei diritti umani. Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (Cpt) ha fortemente criticato questa possibilità più volte per l’implicito rischio di violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo che vieta  “trattamenti inumani e degradanti”; ha pubblicato alcuni report in cui si denunciano le pratiche di “incappucciamento” dei detenuti e altri trattamenti “assolutamente inaccettabili”.La procedura della “incommunicion” prevede un lasso di tempo di 5 giorni (estendibile in vari modi fino a 13) in cui lo Stato priva i cittadini detenuti della possibilità di far sapere ai familiari dove si trovano, di contattare un avvocato o un medico di fiducia. Nemmeno con il giudice possono stabilire un contatto, finché non avranno fatto la loro “declaracion”. In condizioni che evocano, stando alle testimonianze, storie che si tende a credere archiviate. Non è casuale che la stessa accusa contro Lander Fernandez prenda le mosse da un caso di tortura (riportato in suo Rapporto dall’allora Rapporteur delle Nazioni Unite sulla tortura, Theo Van Boven, nel 2005): quello dell’amico e coimputato di Lander, Aingero Cardano, che ritratterà la sua declaracion non appena arriverà di fronte al giudice.
Nel 2012, invece, la Spagna viene condannata dalla Corte di Strasburgo per la terza volta: Martxelo Otamendi – ex direttore dell’unico giornale in lingua basca, arrestato assieme ad altri nove colleghi – aveva denunciato i soprusi della Guardia civile durante la sua detenzione incommunicada e gli ispettori hanno rilevato che, al di là delle apparenze, non si è svolta nessuna indagine convincente. Ad ampliare la mole di documentazione di violazioni commesse in regime di “incommunicacion”, oltre a quella prodotta dagli organismi internazionali di controllo, si è aggiunta la documentazione prodotta da Amnesty InternationalHuman Rights Watch, dagli Avvocati democratici europeie così via: tutti insistono sull’insostenibilità, in un’Europa che si vuole moderna, di un interregno così denso di ombre.
Ma le denunce sono credibili? Gli esperti dicono che all’Audiencia National hanno lavorato – e lavorano – magistrati eccellenti. Ma quando sono accusati di tortura gli spagnoli ribattono sempre la stessa cosa: le denunce di tortura sono “preconfezionate” dall’Eta per screditare lo Stato. Può darsi, ma finché non ci sarà la trasparenza necessaria la Spagna non sembra nella posizione per validare questa affermazione.
In Italia il caso era noto. Un gruppo di giuristi e intellettuali tra i più in vista in Italia aveva scritto una lettera aperta al Ministro della Giustizia Paola Severino perché si opponesse all’estradizione. Giuristi del calibro di Luigi Ferrajoli, nomi storici dell’impegno a difesa dei diritti come Manconi,PalmaGonnella e poi intellettuali come GallinoRossandaPardi, gli avvocati di Antigone e diGiuristi Democratici. E molti altri. I radicali, scesi in piazza con Sel e la Fds hanno anche prodotto un dossier, oltre le interrogazioni promosse in Parlamento.

 

★ URTARRILAK 15, ROMAKO AUZITEGIAK LANDER FERNANDEZEN AURKAKO ESTRADIZIOA ONARTU DU

  • Gennaio 15, 2013 23:30

Roma, 2013.eko urtarrilak 15

Romako auzitegiak Lander Fernandezen aurkako estradizioa onartu du

Gaur jakin izan dugu Romako Auzitegiko 4.sekzioak  Lander Fernandezen aurkako estradizio eskaerari erantzun diola.

Auzitegiak estradizioari baiezkoa eman dio. Eta Beraz , azken 7 hilabeteak bezala, Landerrek etxean preso jarraitzeko agindua eman du.

Sententziaren lehen balorazioarekin batera auzitegiaren jarrera salatu nahi dugu. Gorteak  Landerren kontrako prozesu zentzugabeak oinarrian dituen argudio ahulak onartu ditu eta honen aurrean egin diren salaketa mota guztiak  sahiestu egin ditu defentsa existitu ez balitz bezala jokatuz.

1.Bai publiko zein judizialki salatu dugu Landerren aurkako prozesuak torturapean egindako deklarazio batean oinarri duela.

2.Tortura horiek Theo van Boven Onu-ko relatoreak informe baten jaso ziren.

3.Italiar jendarteko sektore desberdinetako pertsonak estradizioaren aurka agertu dira. Italiar parlamentari zein intelektual ezberdinek estradizioaren aurkako gutun irekia sinatu dute gustizia ministroari zuzendua .

Guzti hau ez da oztopo izan estradizioari baiezkoa emateko orduan, eta Romako Auzitegiak  Madrileko Audientzia Nazionalari, mostruo juridikoari, europan parekorik ez duen tribunal bereziari berebiziko zilegitasuna emanez estradioaren aldeko sentenzia eman du.

Oraingoan ere murrizketen eta bankuen europa honetan beste injustizia bat eman da, eta beste behin ere, bi estaturen interes diplomatikoak pertsonen eskubideen gainetik jarri dira. Baina Landerren askatasunaren aldeko borrokak aurrera darrai.

Pilota orain Tribunal di Cassazione-ra (Auzitegi Gorena) pasako da, abokatuek sentenzia errekurrituko bait dute . Bataila juridikoak aurrera darrai.

Gure borrokak ez du etenik eta Lander ez da estraditatua izango! Honegatik  uncasobascoaroma@noblogs.org elkartasun sareak antolatuko dituen hurrengo ekimenetan parte hartzeko deia luzaten dugu. Hau ez da hemen bukatzen.

Lander libero! Lander askatu!

No all’estradizione! Estradiziorik ez!

★ 15 GENNAIO, LA CORTE D’APPELLO DI ROMA E’ FAVOREVOLE ALL’ESTRADIZIONE DI LANDER

  • Gennaio 15, 2013 23:24
Roma 15 gennaio 2013
COM. STAMPA La Corte d’Appello di Roma è favorevole all’estradizione di Lander Fernandez

Abbiamo appreso quest’oggi che la Sez. IV della Corte d’Appello di Roma  ha emesso la sentenza riguardo al procedimento di estradizione a carico di Lander Fernandez.

La Corte ha espresso parere favorevole all’estradizione, negando contestualmente la sospensione delle misure restrittive che da oltre 7 mesi costringono Lander ai domiciliari.

Dobbiamo ancora entrare in possesso delle motivazioni della sentenza, eppure possiamo sin da ora evidenziare il comportamento della Corte d’Appello. Una condotta vigliacca e lassista, che decide sulla vita di un cittadino europeo senza prendere in considerazione le molteplici denunce ed iniziative relative al suo caso:
1. abbiamo già denunciato e messo agli atti come il procedimento a carico di Lander prenda il via da una dichiarazione estorta sotto tortura al suo coimputato Aingeru Cardano;
2. abbiamo già denunciato come tale episodio di tortura sia stato raccolto dal relatore dell’Onu Theo Van Boven;
3. si è mobilitata l’opinione pubblica attraverso molteplici iniziative e prese di parola di intellettuali e deputati della Repubblica contro la possibilità dell’estradizione.
Tutto questo non ha interessato alla Corte d’Appello di Roma che, emanando tale sentenza, riconosce pari dignità all’Audiencia Nacional di Madrid: un mostro giuridico, un tribunale speciale al di fuori di ogni norma europea.
Nell’Europa delle banche e dell’austerità, si consuma una nuova ingiustizia e ancora una volta gli interessi diplomatici di due stati calpestano i diritti delle persone .
Ma la lotta per sottrarre Lander al destino che lo aspetterebbe a Madrid continua.
La palla ora passa alla Cassazione, dove gli avvocati impugneranno la sentenza. Continua la battaglia processuale come continua la mobilitazione: Lander non deve essere estradato. Per questo vi invitiamo a partecipare ed animare i prossimi appuntamenti del comitato uncasobascoaroma.noblogs.org.
Lander libero! Lander askatu!

★ 15 GENNAIO, “Estradate Lander”: si scrive Corte d’Appello, si legge Audiencia Nacional

  • Gennaio 15, 2013 14:58

“Estradate Lander”: si scrive Corte d’Appello, si legge Audiencia Nacional

http://www.contropiano.org/it/news-politica/item/13890

I giudici di Roma obbediscono a Madrid, e decidono la consegna alla Spagna di Lander Fernandez Arrinda, da sette mesi ai domiciliari a Roma, accusato di un reato minore. Ma la lotta per ottenere giustizia continua.

“La giustizia italiana ha concesso l’estradizione in Spagna del presunto etarra Lander Fernandez Arrinda, arrestato a Roma lo scorso 13 giugno appena un giorno dopo l’emissione nei suoi confronti di un ordine di cattura europeo per ‘appartenenza a banda armata, strage e danneggiamenti’”.

Questo l’incipit dell’articolo che il principale quotidiano spagnolo, il ‘democratico’ El Pais, esempio e colonna di tanta stampa internazionale presuntamente progressista – basti vedere quanto conta nei pezzi tradotti da L’internazionale – dedica alla decisione annunciata oggi agli avvocati difensori del giovane basco da sette mesi agli arresti domiciliari. A leggere quelle poche parole un lettore qualsiasi, con scarse informazioni sul caso, potrebbe pensare che si tratti di un dirigente dell’organizzazione armata in lotta contro Madrid, per altro inattiva da più di un anno, vista la decisione da parte dell’ETA di cessare per sempre la sua attività. Ma in realtà Lander Fernandez è accusato di aver partecipato ad una manifestazione, nel lontano 2002, durante la quale un autobus fermo sul ciglio di una strada, vuoto, venne dato alle fiamme. Strage? Terrorismo? Banda armata?

Ma per la magistratura spagnola ereditata dal franchismo, grazie all’instancabile opera di Baltazar Garzon – anche lui, come El Pais, democraticissimo, per carità – “tutto è ETA”. Tutto ciò che puzza di conflitto basco è da ricondurre all’ETA, e la stampa di quel paese segue a ruota, senza porsi domande.

Ma neanche i giudici della Corte d’Appello di Roma si sono fatti domande, ed hanno parlato la stessa lingua dei tribunali speciali di Madrid, nonostante si siano presi una settimana per esaminare il caso portato in aula al palazzo di giustizia esattamente martedì scorso. Concedendo alla Spagna l’estradizione di Lander nonostante in Italia il reato sia ampiamente prescritto; e a Madrid anche, se non fosse per quelle “finalità di terrorismo” che possono colpire chiunque, raddoppiando pene e castighi. Nonostante la magistratura spagnola e l’arcifamoso avvocato Fausto Coppi non siano stati in grado di fornire nessun elemento che attesti la presenza dell’imputato, undici anni fa, sul ‘luogo del delitto’. Nonostante ai giudici i legali difensori abbiano spiegato con dovizia di particolari che l’accusa nei confronti di Lander è il risultato di una ‘confessione’ estorta ad un suo conoscente sotto tortura dalla Polizia, e poi ritrattata; un episodio tanto famoso da fare il giro del mondo fino ad arrivare alle orecchie del relatore speciale contro la tortura dell’ONU, Theo Van Boven, che lo inserì nell’informativa del 30 marzo 2005 alla Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite. Nonostante un appello firmato da decine tra deputati, senatori e giuristi che chiede ai tribunali e ai responsabili politici di impedire un atto di ingiustizia e di arbitrio, cioè la consegna del giovane basco alle carceri di un paese più volte sanzionato da Ong e organismi internazionali.

Nonostante l’evidenza, i giudici hanno comunicato oggi che non solo danno il loro consenso per l’estradizione di Lander alla Spagna, ma che gli negano anche di poter lavorare in attesa della consegna. Che avverrà probabilmente tra alcuni mesi, visto che gli avvocati difensori sono in procinto di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. Cinque pagine di calcoli matematici per dimostrare che si, il reato contestato a Lander sarebbe prescritto,  ma che le “finalità di terrorismo” cambiano tutto. Nessun riferimento alla memoria difensiva che citava dati, circostanze, prese di posizione, documenti dell’Onu, di Amnesty International, di Human Rights Watch. Solo un burocratico ‘si’ alle pretese della giustizia spagnola. E che giustizia…

“L’estradizione di Fernández Arrinda è fonte di doppia soddisfazione per i servizi di sicurezza spagnoli presenti a Roma, in quanto interrompe una serie negativa – le due estradizioni chieste in passato non furono concesse – e conferma la volontà, tanto di questo come del precedente governo – di far sì che in Europa non esistano santuari dell’ETA”. Parola di “El Pais”.

★ 12 GENNAIO, U12 – CORTEO A BILBO

  • Gennaio 9, 2013 20:44

 115.000 per i diritti dei prigionieri/e politici: video e foto.

https://plus.google.com/u/0/photos/112812602953432620261/albums/5832656018121523953/5832656019683360866

 

8gen

 

Sabato 12 gennaio 2013 si terrà a Bilbao la storica manifestazione in appoggio con i prigionieri e le prigioniere politiche basche. Ad aderire all’appello della piattaforma Herrira sono state varie personalità sindacali, politiche e sociali che si sommeranno alla grande manifestazione che percorrerà le vie della città vizcayna. Ancora una volta i baschi e le basche scenderanno in strada per richiedere diritti civili per i prigionieri politici e il loro ritorno a casa. Oltre ai moltissimi pullman che raggiungeranno Bilbao da tutti i Paesi Baschi e dallo Stato spagnolo, si prevede anche una forte presenza internazionale. La questione dei prigionieri politici baschi rimane un nodo importante all’interno del processo di risoluzione del conflitto politico basco, un percorso avviato in forma unilaterale dalla sinistra indipendentista basca.

Attualmente sono 606 i prigionieri dispersi in varie carceri spagnole e europee. La manifestazine mira anche a smuovere quella attitudine immobilista e di chiusura da parte dello Stato francese e spagnolo di fronte al processo di risoluzione, oltre a chiedere la rettifica della cosiddetta dottrina Parot, una vera e propria misura d’eccezione che permette di prolungare la pena carceraria anche dopo averla già scontata in carcere.

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★ LA SPAGNA SCEGLIE L’AVVOCATO COPPI E PRETENDE EL Sì ALL’ESTRADIZIONE

  • Gennaio 9, 2013 10:18

Nessuna sentenza definitiva al momento ma l’attenzione di Madrid sulla richiesta di estradizione che pende sul capo di Lander Fernandez Arrinda sembra non essere svanita, anzi. La vera sorpresa che ieri si è palesata nell’aula del Tribunale di piazzale Clodio è stata infatti la presenza di Franco Coppi, penalista di caratura nazionale nonché precedente difensore di Giulio Andreotti, Sabrina Messeri e Antonio Fazio (nello scandalo Antonveneta). Il noto avvocato ha preso parte al dibattimento come rappresentante diretto della linea accusatoria promossa da Madrid, non limitandosi a poche battute ma pronunciando la requisitoria davanti alla terna di giudici. Una sorpresa che però, visti i precedenti che hanno segnato il lungo calvario del Fernandez, non ha spiazzato più tanto i difensori del basco. «La presenza di Coppi è un investimento politico importante – ha dichiarato Marco Lucentini, uno dei difensori di Lander – un investimento che sottolinea quanto sia importante per Madrid la richiesta di consegna; e proprio questo è il punto, cioè capire le motivazioni che spingono la Spagna a non “mollare l’osso” dal momento che, sotto il profilo tecnico, la vicenda non è poi così complessa. Il nodo, dunque, è politico. Perché la Spagna insiste per ottenere l’estradizione di un ragazzo la cui presunta appartenenza ad ambienti terroristici non è stata dimostrata ed è anzi totalmente infondata?».
L’accanimento nei confronti di Lander sembra infatti essere funzionale ad un clima di repressione dell’opposizione sociale che, in Spagna come nei Paesi Baschi, sta protestando contro le conseguenze della crisi che ha terremotato tutta l’Europa. La presunta appartenenza a movimenti eversivi, frutto di fantasiose congetture della magistratura spagnola come più volte ripetuto dai legali di Lander, è la chiave di volta per derubricare qualunque manifestazione di dissenso a problema di ordine pubblico, facilitando così l’applicazione di un ferreo sistema di controllo che la Spagna, speculando sul del terrorismo basco, sta sperimentando al fine di tenere a bada le piazze più calde e criminalizzare la spinta sociale che le abita. Proprio questa è la linea difensiva (e di denuncia) del comitato Un Caso Basco a Roma, che da quando è stato arrestato Lander ha messo in moto una potente macchina solidale per chiederne la liberazione.
Ieri, mentre si svolgeva l’udienza, un centinaio di attivisti del comitato hanno dato vita ad un presidio colorato dalle ikurriña e dai fumogeni bianco-rosso-verdi, dopo che nella mattinata di lunedì avevano già messo a segno un blitz dalla ministra Severino, rinfacciandole la subordinazione che il governo italiano ha mostrato con il silenzio mantenuto nel corso dei mesi. Proprio del ministro, infatti, sarà l’ultima parola dopo che il Tribunale avrà espresso il suo parere. Nel caso venisse confermata l’estradizione, i legali di Lander potranno far ricorso alla Cassazione, sospendendo così la procedura. Sapremo nei prossimi giorni quali saranno le nuove carte in tavola; intanto il comitato ha annunciato che manterrà viva l’attenzione sul «caso Lander» e sulle scelte della ministra Severino.

http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20130109/manip2pg/03/manip2pz/334185/

★ 8 GENNAIO, COMUNICATO DELLA RETE DI SOLIDARIETA’

  • Gennaio 8, 2013 12:31

20130108_102820Almeno un centinaio di persone hanno partecipato stamattina al presidio di solidarietà organizzato a Piazzale Clodio dal coordinamento ‘Un caso basco a Roma’ mentre all’interno del palazzo di giustizia si svolgeva l’udienza sulla richiesta di estradizione avanzata dal governo spagnolo nei confronti di Lander Fernandez, arrestato a Roma il 13 giugno e da 7 mesi ormai agli arresti domiciliari nel suo domicilio di Garbatella.
Gli attivisti e le attiviste hanno esposto per due ore bandiere basche e striscioni di solidarietà con Lander e tutti i prigionieri politici baschi, hanno gridato slogan e hanno informato i passanti sulle ragioni della mobilitazione. Un ulteriore appuntamento dopo il blitz di ieri di fronte al Ministero della Giustizia, per investire del problema i rappresentanti del governo Monti. Perché, qualsiasi cosa verrà decisa nelle aule dei tribunali, l’ultima parola sull’assurda vicenda spetta comunque al Ministero di Via Arenula e da qui l’importanza di una mobilitazione che finora ha investito migliaia di persone e ha permesso la pubblicazione dell’appello su ben quattro quotidiani nazionali.

Durante l’udienza la principale novità all’interno di una riconfermata strategia di accanimento e persecuzione nei confronti di Lander, da parte delle autorità spagnole, è stata la presenza di Franco Coppi. Un avvocato di fama nazionale scelto a Madrid per affiancare e potenziare l’accusa rappresentata dal pm, in nome delle difesa diretta del punto di vista e degli interessi del governo di Madrid. La vera e propria requisitoria l’ha realizzata proprio Coppi, noto per aver assistito personaggi del calibro di Giulio Andreotti, Don Pierino Gelmini, Antonio Fazio, alcuni degli imputati di Rignano Flaminio, e poi ancora Sabrina Misseri, Vittorio Emanuele di Savoia e non ultimo l’ex capo della polizia Gianni de Gennaro nel processo sui fatti della scuola Diaz di Genova, nel 2001.

Se la Spagna arriva a farsi rappresentare da uno dei penalisti più noti d’Italia per perorare la causa della richiesta di consegna a proposito di un episodio minore e oltretutto avvenuto più di dieci anni fa è evidente che esiste un interesse e un investimento politico importante del governo spagnolo sulla vicenda, che va bel oltre il carattere specifico del caso e l’iter giudiziario.

Se l’accusa non facesse riferimento alla pretesa finalità di terrorismo dell’episodio contestato all’imputato – il presunto incendio di un autobus vuoto nel 2002 – non ci sarebbero gli estremi per la consegna alle autorità di Madrid – hanno spiegato i suoi legali – visto che secondo la nostra legislazione ma anche quella spagnola il reato sarebbe ampiamente prescritto. A riprova di un accanimento e di una vera e propria persecuzione nei confronti di Lander Fernandez e di tutti gli attivisti della sinistra basca che oggi trova nuova linfa nell’aumentata conflittualità sociale frutto di una crisi verticale che investe tutto lo stato spagnolo.

Conclusa l’udienza di questa mattina occorrerà ora attendere alcuni giorni per il pronunciamento della terna di giudici. Dopodiché il ricorso in Cassazione bloccherebbe comunque una eventuale estradizione in attesa del pronunciamento del massimo organo giudiziario. Non finisce quindi con la manifestazione di oggi in Piazzale Clodio il percorso di iniziativa e solidarietà iniziato immediatamente dopo l’arresto di Lander e coagulatosi all’interno della campagna ‘Un caso basco a Roma’: decine di manifestazioni, presidi, assemblee e seminari all’interno di facoltà universitarie, sedi politiche, centri sociali. E un appello, sottoscritto da decine tra parlamentari e giuristi che smaschera e contesta il carattere vendicativo ed emergenzialista della legislazione spagnola scritta ad hoc per giustificare una persecuzione politica prima ancora che giudiziaria contro gli attivisti baschi.

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#8GENNAIOLANDERLIBERO

  • Gennaio 8, 2013 10:13

Martedì 8 gennaio si terrà l’udienza per l’ estradizioni di Lander. Il nostro compagno è detenuto agli arresti domiciliari ormai da sei mesi. L’arresto è stato violento e coatto, le accuse false e inconsistenti, la misura a cui è attualmente sottoposto ingiusta ed immotivata. In questi mesi abbiamo dato vita a una campagna pubblica e largamente condivisa, che sostenendo Lander ha saputo svelare il retroscena del vero “processo politico” che si cela dietro la richiesta di estradizione da parte della Spagna.

Lander è un giovane militante politico che conduce da sempre la lotta per la dignità e la libertà del Paese Basco. Questa storia è da sempre violentemente oppressa dallo stato spagnolo e quello francese, che nel silenzio complice degli altri paesi europei, reprime ogni forma di dissenso con il carcere e la tortura. Gli attivisti baschi sono ricercati ovunque, subiscono processi di estradizioni in accordo con le diplomazie degli altri stati, che violando ogni forma di garanzia concedono cittadini alla prepotenza dell’ingiustizia spagnola.
Questa è l’ Europa della crisi e del controllo che vogliamo rivoltare, i loro palazzi vomitano riforme e galera, le nostre piazze diritti e dignità.
Per questo il processo di estradizione contro Lander è una attacco alla libertà di tutti, per questo facciamo appello a tutte le realtà sociali e democratiche di Roma, per dimostrare ancora una volta che contro la repressione nessun@ è solo.
Martedi 8 gennaio, riempiamo piazzale Clodio, LANDER LIBERO!

★ 7 GENNAIO, BLITZ AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

  • Gennaio 7, 2013 20:05

 

DSCF3007Questa mattina alcune decine di aderenti al Comitato Un Caso Basco a Roma hanno deciso di far visita alla Ministra Severino, determinati a rispedire al mittente le false accuse che da oltre 6 mesi stanno privando della propria libertà il 32enne militante basco Lander Fernandez Arrinda. Sul caso di Lander, ormai, si è detto e scritto molto; nelle ultime settimane eminenti personalità della politica e della giurisprudenza italiana, giornalisti e organizzazioni in difesa dei diritti umani, hanno preso pubblicamente parola sottoscrivendo un appello che, pubblicato su molte testate del nostro paese, si oppone all’estradizione del giovane basco. Chi in questi mesi ha lottato per la scarcerazione di Lander ha da tempo chiare le ragioni di questo assurdo maquillage: la politica repressiva del governo spagnolo contro i militanti baschi è ad oggi una persecuzione senza frontiere e confini geografici. Domani, infatti, è prevista l’udienza che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di estradizione avanzata dall’Audiencia Nacional di Madrid, motivo per cui da settimane i muri di una Roma addobbata a festa sono pieni di manifesti che ricordano il presidio indetto dal Comitato per le ore 9.00 sotto il Tribunale di Piazzale Clodio.

Non è un caso, tuttavia, che oggi la rete solidale con Lander sia venuta qui. Oltre a denunciare tout court la società del controllo e lo stato di eccezione vigenti in Spagna, non possiamo tacere le gravi responsabilità politiche della ministra e dell’intero governo. Che l’autonomia del nostro Parlamento fosse stata sacrificata all’altare della troika della BCE lo avevamo chiaro con l’agenda Monti; che la blasonata sovranità delle nostre istituzioni, tanto più in un caso di palese violazione delle libertà fondamentali,  fosse subordinata alle fantasiose ricostruzioni di un governo che tortura i militanti politici ci era ancora oscuro. Avallare i capricci di Madrid è una chiara complicità nella caccia alle streghe architettata dalla nuova Inquisizione Spagnola.

Per questo il processo di estradizione contro Lander è una attacco alla libertà collettive; e per questo facciamo appello a tutte le realtà sociali e democratiche di Roma, affinché si dimostri ancora una volta che contro la repressione nessun@ è solo.

Martedì 8 gennaio, riempiamo Piazzale Clodio!

LANDER LIBERO, LANDER ASKATU!

★ PATRIZIO GONNELLA – L’ASSURDO “CASO LANDER”, REO DI ESSERE BASCO

  • Gennaio 7, 2013 19:59

Pochi sanno forse che da un po’ di mesi un signore basco di nome Lander Fernandez Arrinda è detenuto agli arresti domiciliari a Roma in attesa che i giudici italiani decidano intorno alla richiesta di estradizione proveniente dalla Spagna. La magistratura iberica lo vuole processare per un fatto accaduto circa undici anni fa.Tempi biblici, quasi italiani. I lettori a questo punto potrebbero immaginarsi che Lander Fernandez Arrinda abbia ammazzato qualcuno, oppure abbia commesso una strage oppure abbia commesso chissà quale attentato terrorista. In realtà è accusato di avere incendiato un autobus vuoto e fermo. Nelle vicinanze non c’era anima viva. Un reato, quello di danneggiamento, che richiederebbe al massimo una azione civile di risarcimento.

Eppure lui è ricercato su scala internazionale. La sua vera colpa? Essere cittadino basco, probabilmente. In sostanza, anche se formalmente non ha alcuna accusa di partecipazione a banda armata o ad associazione sovversiva, è lì che si vuole andare a parare. Al diritto penale che deve giudicare i fatti in tal caso la Spagna sostituisce il diritto penale dei sospetti e delle insinuazioni, un diritto che si preoccupa delle persone e non degli eventi prodotti. È questo il diritto penale del nemico che oramai si è pericolosamente introdotto nella nostra Europa arrivando da quegli Stati Uniti che con il modello Guantanamo hanno rinunciato all’habeas corpus e alla detenzione legale.

I giudici italiani hanno in mano la possibilità di sollevare anche un’altra questione verso i loro colleghi spagnoli, ovvero il trattamento carcerario dei prigionieri per motivi politici. Un trattamento più volte ritenuto disumano e degradante dagli organismi internazionali che si occupano di prevenzione della tortura.

Per fatti formalmente così lievi, vicini alla prescrizione vista la lontananza nel tempo delle accuse, non dovrebbe neanche scattare la complicata e costosa macchina della estradizione. Le intenzioni delle autorità spagnole sono evidentemente altre piuttosto che limitarsi a procedere per danneggiamento di un autobus vuoto. Lander Fernandez Arrinda è un attivista basco.

Infine, le modalità di decisione presso l’Audiencia Nacional lasciano perplessi dal punto di vista delle regole dello stato di diritto. Per questo sarebbe opportuno che la magistratura italiana fermi tutto ed eviti di assecondare uno scivolamento ulteriore verso il diritto penale del nemico, verso una criminalizzazione iperbolica delle intenzioni individuali.

Patrizio Gonnella

(7 gennaio 2013)

★ MAURO PALMA, PERCHE’ LANDER FERNANDEZ NON VA ESTRADATO

  • Gennaio 5, 2013 19:53

Un folto e qualificato gruppo di giuristi, parlamentari, intellettuali ha promosso un appello affinché Lander Fernandez Arrinda, attualmente agli arresti domiciliari a Roma, non sia estradato in Spagna, come richiesto dalla Audiencia Naciónal.

* Il Manifesto 5 gennaio 2013

Si tratta di un paese con sedimentate relazioni culturali, sociali, politiche, consuetudinarie con il nostro e, quindi, vale la pena soffermarsi sulle motivazioni di tale richiesta di rifiuto .Chiarendo subito che credo che essa debba essere accolta e Lander Fernandez Arrinda non debba essere estradato.

Partiamo dall’urgenza dell’appello: la quarta sezione della Corte d’Appello di Roma si riunirà per decidere il caso il prossimo martedì 8 gennaio, dopo aver più volte chiesto chiarimenti alle autorità spagnole, a testimonianza di qualcosa di poco convincente nella richiesta. Poi, qualora l’estradizione venisse ritenuta giuridicamente fondata e venisse accolta, resterebbe soltanto una decisione d’ordine politico circa il darne o meno esecuzione;ma di questi tempi d’interregno istituzionale si rischia che sia eseguita quasi automaticamente, senza il necessario fermarsi a riflettere sulle conseguenze, potenzialmente gravi.

I fatti di cui egli è accusato risalgono a più di dieci anni fa e consistono nell’aver dato fuoco il 20 febbraio 2002 a un autobus vuoto in Bilbao, nel quadro di un insieme di azioni dimostrative.

In una comunicazione ufficiale, peraltro richiesta dalla Corte italiana, le autorità spagnole hanno chiarito che risulta che il fatto non avesse la possibilità di cagionare danni a persone e che non è mai stato rivendicato da alcuna organizzazione terrorista. Quindi, il tutto dovrebbe concludersi con una prescrizione.

Tuttavia la qualificazione del reato gioca nella decisione. Lander Fernandez è basco, è accusato di contiguità con l’Eta, data la sua appartenenza alla presunta organizzazione terrorista Kale Borroka – denominazione che letteralmente significa «Violenza di strada» – e l’episodio viene ricollegato a giornate di lotta indette dall’Eta, nei giorni antecedenti il 22 febbraio di quell’anno.

Da qui il qualificarlo non più come danneggiamento semplice, bensì come danneggiamento terroristico e la conseguente richiesta di estradizione: una tortuosa argomentazione. L’Italia ha posto l’accusato agli arresti domiciliari sin dallo scorso giugno e ora ci si avvia verso la decisione. Vale la pena allora ricordare alcuni elementi, al di là della forzatura procedurale che s’intravede in questo caso. Il primo è che la Spagna non è mai riuscita a dare prova sufficiente per confutare le accuse di maltrattamenti e tortura delle persone fermate in quanto accusate di appartenenza o contiguità con l’Eta. Accuse, queste, mosse da molte organizzazioni non governative internazionali e dallo stesso Rapporteur delle Nazioni Unite contro la tortura. Non solo, ma la particolare procedura che l’Audiencia Nacionàl – una procura e un tribunale ad hoc per questi casi – può attuare in questi casi prevede la possibilità di detenzione segreta (la cosiddetta detenzione incomunicada) per cui l’accusato è tenuto in particolari celle, senza possibilità di accesso all’avvocato e senza inopportuni sguardi esterni di chicchessia; anche il giudice lo vedrà soltanto quando egli o ella darà la sua declaración. Questa opacità non consente alle stesse autorità di controbattere alle accuse di tortura e inoltre spesso le indagini sulle violenze che gli arrestati dichiarano di aver subito non vengono adeguatamente investigate. Per questo la Corte di Strasburgo ha condannato anche recentemente la Spagna per violazione dell’articolo 3 della Convenzione dei diritti umani (divieto di tortura e trattamenti inumani o degradanti).

In occasione di sue ispezioni proprio rivolte al sistema di detenzione incomunicada, il Comitato per la prevenzione della tortura ha più volte evidenziato pratiche inaccettabili, quali il tenere le persone incappucciate, la non registrazione delle loro presenza etc; ha così evidenziato il rischio che il sistema – che ripetiamo è esclusivamente rivolto a persone accusate di reati di questo tipo – sia finalizzato a ottenere nomi, informazioni, confessioni. Le risposte avute dalle autorità spagnole sono sempre state inadeguate e non in grado di dissipare i consistenti dubbi. Del resto lo stesso Ombudsman (difensore civico) del Paese basco ha più volte formulato gli stessi rilievi.

Ecco perché credo che finché la Spagna non avrà dissipato tali dubbi e non avrà abolito un sistema così pre-moderno e oscuro, non sia giusto estradare una persona ben sapendo quale sarà la caratteristica del rischio a cui la si espone.
Anche per non essere noi stessi complici di eventuali esiti nefasti che richiamerebbero anche la responsabilità del nostro paese di fronte al giudice sovranazionale: non solo sono vietati maltrattamenti e tortura, ma anche il rinvio di una persona verso un luogo o una situazione che la espone a tale rischio. Tanto più per un reato sostanzialmente minore di undici anni fa.

 

ilmanifesto